Vaiolo delle scimmie e gravidanza. Un mistero…


Generalità

Esponenti ufficiali dell’OMS affermano di non credere che l’attuale diffusione di numerosi casi di vaiolo delle scimmie (VdS – Monkeypox) al di fuori dell’Africa – particolarmente in Europa e USA – possa portare ad una nuova pandemia, pur ammettendo che non è chiaro, al momento, se persone infette ma asintomatiche possano trasmettere la malattia. Certo, la comparsa di focolai fuori dalle zone endemiche e non correlati a viaggi, costituisce una unicità che sorprende e preoccupa la comunità medica. È noto che il vaiolo delle scimmie si può trasmettere tramite contatto diretto con le eruzioni cutanee, le piaghe e le croste causate dal virus, come pure con vestiti, biancheria da letto, asciugamani usati da persone infette. Le goccioline respiratorie e i fluidi corporei sono anche veicoli di infezione, come pure l’attività sessuale.

Donne in gravidanza

In base a questi dati, le donne cominciano a chiedersi che cosa potrebbe succedere se contraessero l’infezione durante una gravidanza. Sebbene tra i casi riportati finora non ci siano gravide, l’OMS sostiene che il virus può passare dalla madre al feto prima del parto, o al neonato per stretto contatto durante e dopo la nascita. Al momento, mentre i medici stanno raccogliendo informazioni su come trattare i malati, studi recentissimi dell’inglese Royal College of Obstetricians & Gynaecologists riporta i primi consigli e raccomandazioni di buona pratica medica riguardanti il VdS in gravidanza.  In realtà, ancora molti medici non hanno idea dell’esistenza di questa malattia, e quindi potrebbero trovarsi di fronte a donne che hanno l’infezione o sono preoccupate di averla a causa, per esempio, di una eruzione sulla loro pelle. Secondo gli esperti, sebbene la malattia sia raramente fatale, i bambini piccoli sono più a rischio di sviluppare sintomi gravi.

La buona pratica medica nelle gravidanze VdS positive.

La raccomandazione più importante è il controllo ecografico stretto: se il feto è di oltre 26 settimane o se la madre non sta bene, il battito del feto deve essere monitorato, da un sanitario o da remoto, ogni 2-3 giorni. Ecografie devono essere eseguite regolarmente per conferma che il feto stia crescendo regolarmente e la placenta funzioni come dovuto. Ulteriori successivi controlli includono misurazioni del feto, esame dettagliato dei suoi organi e del liquido amniotico. Quando la malattia della madre è risolta, il rischio del feto scende. Tuttavia, poiché i dati sono ancora pochi, si raccomanda una ecografia ogni 2-4 settimane.

Al termine della gravidanza, se sono presenti lesioni cutanee sospette nella mamma, si raccomanda il parto cesareo per evitare che il feto si infetti durante il passaggio vaginale. L’intervento deve essere preso in considerazione e discusso anche se sussiste solo il sospetto che la madre sia infetta.

Dopo la nascita, il contatto stretto madre-figlio potrebbe diffondere ugualmente il virus, e quindi il bambino deve essere temporaneamente isolato dalla madre e dai familiari che hanno, o sospettano di avere la malattia, finché cessa il rischio di trasmissione. Anche l’allattamento al seno deve essere evitato ma, dati i suoi benefici, il latte può essere comunque estratto e scartato fino al termine del periodo di isolamento, per essere ripreso una volta che il rischio di infezione non sussista più.

Per le donne che contraggono il virus durante la gravidanza, si può prendere in considerazione la vaccinazione. Questa, somministrata fino a 14 giorni dall’esposizione al virus, non previene la malattia, ma riduce la gravità dei sintomi. Il vaccino è anche considerato sicuro per l’allattamento al seno. Negli USA, la FDA ha approvato un vaccino contro VdS per uso generale ma non specificamente per le donne in gravidanza. Infatti i dati a questo proposito sono pochi, incluso uno studio su 300 gravide che hanno fatto il vaccino e non hanno riportato effetti avversi né complicazioni della gravidanza. Nei focolai attuali, il vaccino approvato Jynneos (Bavarian Nordic) è comunque raccomandato per i contatti dei casi confermati, incluse le donne in gravidanza.

Gli esperti concludono….

“La decisione di sottoporsi a vaccinazione anti-VdS in gravidanza dovrebbe essere una scelta personale. Le donne (e in generale tutti), dovrebbero discutere i rischi e benefici del vaccino (inclusi gli ipotetici effetti avversi) con i professionisti sanitari, prima di fare la scelta finale”

Riferimenti

Khalil A. et al. Monkeypox and pregnancy: what do obstetricians need to know? 2022 Jun 2. doi: 10.1002/uog.24968    https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/35652380/