Vaccinazione e infezione da variante di SARS-CoV-2


Dall’emergere della pandemia da COVID-19, enormi progressi sono stati fatti nella realizzazione, autorizzazione e successiva distribuzione di vaccini. Con la progressiva immunizzazione della popolazione si sta assistendo ad una corrispondente riduzione del numero di casi, tanto che la maggior parte dei Paesi industrializzati sta cercando di rientrare progressivamente nella “normalità”. La preoccupazione del momento è rappresentata dall’emergere di varianti virali che potrebbero incidere negativamente sull’efficacia della vaccinazione di massa. Di fronte a tale sfida, la ricerca non si è però fermata: sono stati incrementati i test ed il sequenziamento di DNA virale di persone infette, al fine di comprendere trasmissibilità e virulenza di nuove varianti virali, insieme alla loro capacità di eludere l’immunità indotta dal vaccino. Obiettivo è verificare se a tutto ciò possono conseguire infezioni asintomatiche (e quindi facilitata diffusione di SARS-CoV-2), oppure casi conclamati di malattia. Entrambe le conseguenze sono d’importanza critica e, ad oggi, in parte sconosciute.

Su questo tema Hacisuleyman e coll. segnalano due casi di infezione da varianti di SARS-CoV-2 osservati in i una coorte di 417 persone che avevano ricevuto la seconda dose di vaccino BNT162b2 (Pfizer – BioNTech) o di mRNA-1273 (Moderna) da almeno 2 settimane. Nello specifico:

  • Paziente 1.  Donna sana di 51 anni senza fattori di rischio per Covid-19 grave, vaccinata con una prima dose di vaccino mRNA il 21 gennaio 2021 e con la seconda il 19 febbraio. Dieci ore dopo si manifestano dolori muscolari simili a quelli influenzali, che si risolvono nell’arco di 24 ore. 19 giorni dopo la seconda dose compaiono mal di gola, congestione, mal di testa, perdita dell’olfatto, associati a positività per SARS-CoV-2 RNA. Nell’arco di sette giorni i sintomi si risolvono. 
  • Paziente 2. Donna di 65 anni, sana e senza fattori di rischio per COVID-19 grave. Riceve il 19 gennaio la prima dose di vaccino BNT162b2 e la seconda 20 giorni dopo. Per due giorni lamenta dolore nella sede di inoculazione. Il 3 marzo il convivente, non vaccinato, risulta positivo per SARS-CoV- 2 e il 16 marzo la paziente manifesta segni di malattia (astenia, congestione nasale, cefalea) associati a positività del test molecolare. A partire dal 20 marzo i sintomi progressivamente si risolvono.

In base a storia clinica, decorso temporale e titolo di anticorpi neutralizzanti gli Autori ritengono che in ambedue le pazienti la risposta al vaccino sia stata efficace. Tale fatto può spiegare il perché in corso di infezione i sintomi clinici fossero lievi; sarà tuttavia importante accertare se la vaccinazione possa essere protettiva nei confronti di varianti in continua evoluzione e quale potrà essere la gravità della malattia da esse provocata. I casi segnalati dimostrano che nonostante il vaccino, l’infezione si può manifestare con sintomi lievi anche in presenza di elevato tasso di anticorpi neutralizzanti. Tali osservazioni non minano in alcun modo l’importanza degli attuali sforzi per la vaccinazione di massa; confermano invece la necessità di un richiamo con vaccino (“pan-coronavirus”?) che offra maggiore protezione contro le varianti.

Nel gennaio 2021, Moderna ha annunciato ricerche su vaccini mirati a combattere la variante Sud- africana di SARS-CoV-2, in quanto l’attuale immunoprofilassi risulterebbe meno efficace. Stiamo partecipando ad una corsa in cui, nonostante i milioni di persone rapidamente vaccinate, si verifica una continua rapida selezione naturale di mutanti. E’ un momento critico: da una parte vi è la necessità di continuare con strategie di mitigazione, mentre sul piano “ricerca” dovranno essere mantenuti test seriali su asintomatici, accesso aperto a database di vaccinati, rapido sequenziamento di RNA di SARS -CoV-2, specie se proveniente da persone ad alto rischio.

Riferimenti

Vaccine Breakthrough Infections with SARS-CoV-2 Variants
Ezgi Hacisuleyman et al., https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2105000