Studi nel mondo reale hanno dimostrato che dopo 2,5 mesi dalla prima dose di richiamo diminuisce l’efficacia del vaccino mRNA nei confronti di COVID_19 grave e tale effetto è particolarmente evidente con la variante omicron SARS-CoV-2 (B.1.1.529). In base a tali evidenze diversi Paesi hanno raccomandato un secondo richiamo in anziani e in soggetti immunocompromessi ad alto rischio di sviluppare malattia severa, o di ospedalizzazione e di morte.
Il razionale di tale scelta derivava da uno studio condotto in Israele, in cui si era potuto dimostrare che con una quarta dose di BNT162b2 (Pfizer-BioNTech), somministrata a 4 mesi di distanza dalla prima, soggetti di età pari o superiore a 60 anni erano protetti da malattia grave e morte. Inoltre, il titolo di anticorpi neutralizzanti SARS- CoV- 2 (ceppo selvaggio, e varianti delta e omicron) risultava 10 volte più elevato rispetto a quello di soggetti che avevano ricevuto un singolo richiamo.
Sempre su questo tema, Alasdair PS Munro e colleghi hanno condotto un successivo studio volto a verificare sicurezza e immunogenicità del secondo booster con vaccino mRNA, a dose intera (BNT162b2) o a metà dose (Moderna), somministrato dopo circa 7 mesi dal primo booster (BNT162b2). I partecipanti allo studio erano stati in precedenza vaccinati con Vaccini Pfizer o Astra Zeneca. Si è osservato che:
- Il profilo di sicurezza era favorevole: il dolore in sede locale è stato l’evento avverso più comune, l’astenia l’evento sistemico più frequente, ma nessun evento avverso grave è stato correlato al secondo booster
- Soggetti che non presentavano anticorpi prima di ricevere il secondo richiamo e che erano negativi per COVID-19 sintomatico, dopo 14 giorni dalla seconda dose hanno avuto un incremento del titolo di anticorpi anti proteina Spike. Contemporaneamente, si è verificato incremento di circa 5-8 volte della risposta immune cellulo– mediata nei confronti di differenti ceppi di SARS-CoV-2 (ceppi selvaggio, beta e delta).
Lo studio ha inoltre evidenziato che
- Per entrambi i vaccini mRNA, dopo 14 giorni dalla somministrazione della seconda dose di richiamo i titoli di IgG anti-spike sono 1,5–2,2 volte superiori ai titoli di picco che si ottengono con il primo booster BNT162b2. Tale dato contraddice l’ipotesi che la massima immunogenicità dei vaccini mRNA si raggiunga dopo tre dosi, e che la quarta dose ristabilisca semplicemente le precedenti concentrazioni di anticorpi
- La risposta umorale aumenta nei soggetti anziani (≥70 anni ) e tale incremento è sovrapponibile a quello osservato nei più giovani (<70 anni); inoltre, tra il primo e il secondo richiamo, le variazioni di picco dei titoli di IgG anti-spike sono maggiori negli anziani . Questo importante risultato conferma la scelta fatta da Israele, Stati Uniti ed Europa; questi Paesi infatti hanno raccomandato la quarta dose in anziani, nonostante non fossero ancora disponibili dati su immunogenicità e sicurezza.
- Infine, sembra si verifichi un “effetto tetto” sia nella risposta immune umorale ( IgG anti-spike) che cellulo mediata. Infatti, in alcuni partecipanti con risposte umorali e cellulari elevate prima della quarta dose, l’incremento dell’immunogenicità dopo il secondo richiamo è stato limitato. Tale risultato si è verificato anche in soggetti con storia di infezione da SARS-CoV-2 prima della seconda dose di richiamo. Considerando l’alto livello di circolazione della variante omicron nei Paesi in cui è raccomandato il secondo richiamo, questo dato potrebbe indurre a riconsiderare o a ritardare il secondo richiamo.
In sintesi, lo studio dimostra che in tutte le fasce di età la quarta dose di richiamo con vaccini mRNA COVID-19 (BNT162b2, dose intera e mRNA-1273, mezza dose), somministrata 8 mesi dopo la precedente, può aumentare le risposte umorali e cellulari ai livelli osservati con il primo richiamo; inoltre, il profilo di sicurezza risulta buono. Sfortunatamente non sono stati riportati dati sugli anticorpi neutralizzanti contro le varianti. Tali risultati indicherebbero che il futuro delle campagne di richiamo per il vaccino anti-COVID-19 debba essere ripensato alla luce del declino dell’immunogenicità e della fuga immunitaria da parte di eventuali nuove varianti “preoccupanti”. Tra le opzioni future sono in fase valutativa booster con vaccini di nuova generazione, come vaccini multivalenti (vaccini che forniscono protezione contro diverse varianti contemporaneamente), vaccini universali contro il coronavirus, vaccini che provocano forti risposte cellulo-mediate, o vaccini da somministrare per via nasale o orale. In attesa dei nuovi arrivi, la dose booster è raccomandata per mantenere elevata la protezione in popolazioni clinicamente vulnerabili. I risultati ad oggi raggiunti possono aiutare decisori politici a identificare chi dovrebbe beneficiarne maggiormente, e quando dovrebbe essere somministrata. Al momento resta ancora senza risposta la questione se un maggior distanziamento tra le dosi booster possa essere egualmente efficace.
Riferimenti
Loubet P et al. What a second booster dose of mRNA COVID-19 vaccines tells us. The Lancet August 01, 2022. https://doi.org/10.1016/S1473-3099(22)00282-1 https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(22)00282-1/fulltext
Alasdair Munro PS et al. Safety, immunogenicity, and reactogenicity of BNT162b2 and mRNA-1273 COVID-19 vaccines given as fourth-dose boosters following two doses of ChAdOx1 nCoV-19 or BNT162b2 and a third dose of BNT162b2 (COV-BOOST): a multicentre, blinded, phase 2, randomised trial. The Lancet infectious Disease, August 02, 2022. DOI: https://doi.org/10.1016/S1473-3099(22)00271-7. https://www.thelancet.com/journals/laninf/article/PIIS1473-3099(22)00271-7/fulltext