Obbligatorietà della vaccinazione anti COVID-19


Negli USA, da circa 15 anni la vaccinazione antinfluenzale è obbligatoria per gli operatori sanitari. Razionale di tale scelta è proteggere i pazienti dall’influenza acquisita in Ospedale e, contemporaneamente, evitare problemi e costi in caso di malattia degli operatori stessi. Si ritiene che nel caso di COVID-19 i motivi per l’obbligatorietà siano ancora più stringenti. Eccoli in dettaglio:

  • Morbilità e mortalità per influenza e per COVID 19: i tassi sono di 1/1000 e, rispettivamente, di 1/100-1/250. Nei pazienti con COVID-19 è più probabile il ricovero in Ospedale e maggiore il rischio di complicanza respiratoria, spesso associata a prolungata degenza in terapia intensiva; inoltre, più frequenti e di maggiore durata sono i sintomi che seguono la fase acuta di malattia.
  • Il vaccino anti SARS-CoV-2 salva vite umane. Sia gli operatori sanitari che i lavoratori essenziali hanno maggiori tassi di malattia rispetto a lavoratori di altri settori. Per quanto non sia facilmente dimostrabile che la malattia possa esser stata acquisita sul posto di lavoro, a favore della scelta di vaccinare sta il fatto che possono essere prevenute infezione, malattia severa e morte.
  • La trasmissione nosocomiale di SARS- CoV-2 è frequente. Circa 2/3 dei casi di infezione sono legati alla trasmissione da parte di soggetti asintomatici o pre-sintomatici. Il lavoratore sintomatico, in genere, si astiene dal lavoro, ma ciò non si verifica per i soggetti con apparente assenza di malattia; non rari sono stati i cluster legati al contagio tra operatori sanitari, e tra operatori e pazienti. L’uso della maschera riduce il rischio, ma una perfetta aderenza non sempre è realistica e, nonostante l’impiego, è ben documentato il contagio intraospedaliero. Per contro, il vaccino offre protezione costante, senza che siano necessarie raccomandazioni varie o modifiche dei comportamenti
  • Le cure ai pazienti devono essere “sicure”. Oltre che se stessi, gli operatori devono proteggere i propri assistiti; si tratta di   persone “vulnerabili”, in cui il contagio da SARS-CoV-2 potrebbe avere evoluzione grave. Vaccinare gli operatori sanitari aiuta a proteggere pazienti non vaccinati; è dimostrato che il vaccino si correla a minori infezioni, a minor numero di portatori asintomatici e a minor rischio di trasmissioni.
  • Il vaccino anti COVID-19 è più efficace del vaccino antinfluenzale. Si stima che l’efficacia di vaccini antinfluenzali vari da stagione a stagione, e sia compresa tra 30% e 50%; nel caso di vaccini mRNA arriva al 90%.  Nonostante la minor efficacia del vaccino antinfluenzale, si è potuto dimostrare che la mortalità si riduce del 30% quando tutti gli operatori sanitari sono vaccinati.  Per COVID-19, l’effetto salvavita è tanto maggiore quanto più numeroso è il numero di operatori sanitari vaccinati, e quanto maggiore l’efficacia del vaccino nei confronti di un coronavirus altamente diffuso e ben più letale del virus influenzale.
  • COVID-19 è maggiormente disgregante sull’ attività ospedaliera rispetto all’influenza. La pandemia ha generato modifiche senza precedenti sull’ attività ospedaliera: uso universale della maschera, attestazione quotidiana dello stato di salute, limitazione dei visitatori, sospensione di ricoveri di chirurgia elettiva e delle attività di prevenzione e diagnosi precoce, cancellazione di interventi formativi per operatori, etc.  La vaccinazione universale è l’unica via per eliminare tali empasse e tornare ad una operatività normale.
  • COVID-19 è maggiormente disgregante sulla continuità della forza lavoro rispetto all’influenza.  La vaccinazione, in quanto protegge dalla malattia, aiuta a mantenere la continuità lavorativa. Operatori sanitari colpiti da influenza rientrano al lavoro dopo 24 ore dalla scomparsa della febbre, mentre quelli con COVD-19 devono stare in isolamento per almeno 10 giorni, anche se asintomatici. Non solo, per l’assenza di operatori sanitari, alcuni ospedali hanno dovuto cancellare procedure, chiudere reparti, ridurre ricoveri d’elezione mettendo a rischio la salute di altri pazienti per un ritardato accesso alle cure. La vaccinazione rappresenta l’unica via per mantenere operatori sanitari in buona salute, nel proprio posto di lavoro.
  • Vaccini anti SARS-CoV-2 sono sicuri. Negli USA, nell’arco di un anno sono state somministrate più di 300 milioni di dosi di vaccino, mentre in una tipica stagione influenzale il numero è ben più ridotto (150-175 milioni). Effetti collaterali gravi sono stati rari; l’incidenza è relativamente limitata se confrontata con le complicanze di COVID-19, mentre ben evidenti e superiori ai rischi sono i benefici in operatori sanitari e loro pazienti. Sul problema dell’obbligatorietà, molte organizzazioni sono titubanti per motivi di tipo prevalentemente legale; hanno pertanto ristretto l’autorizzazione a casi d’emergenza.  Nell’attesa che FDI (Food and Drug Administration) si pronunci sull’obbligatorietà, Enti/Organizzazioni devono cercare di definire le modalità di vaccinazione obbligatoria. Nello specifico: stesura di norme/politiche, educazione dei dipendenti su sicurezza ed efficacia dei vaccini, sviluppo di strategie per affrontare le preoccupazioni di dipendenti non vaccinati, garanzia di un facile accesso ai vaccini, collaborazione con referenti / sindacati dei dipendenti per il sostegno alla vaccinazione universale, valutazione di potenziali esenzioni. In sintesi, prefigurare per tutti quale debba essere la strada da percorrere.

Riferimenti

Klompas M. et al. The Case for Mandating COVID-19 Vaccines for Health Care Workers. Ann Intern Med. 13 July 2021. https://www.acpjournals.org/doi/10.7326/M21-2366

Ahmed F, et al. Effect of influenza vaccination of healthcare personnel on morbidity and mortality among patients: systematic review and grading of evidence. Clin Infect Dis. 2014; 58:50-7. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/24046301/