Integratori e COVID_19


Quale ruolo possono avere gli integratori nel trattamento di COVID-19? Due interessanti studi si sono focalizzati sull’impiego di Vitamina D, e di Zinco e Acido ascorbico.

Presupposti per un loro impiego sono stati i seguenti:

  • Vitamina D. “In vitro” la vitamina e i suoi metaboliti dimostrano potenti effetti antimicrobici e antinfiammatori. Nei modelli animali, la somministrazione di metaboliti attenua una varietà di disfunzioni acute d’organo, incluso il danno polmonare acuto. Si è anche osservato che in pazienti con malattia acuta, compresa COVID- 2019, bassi livelli circolanti di metaboliti sono indipendentemente associati a prognosi severa.
  • Zinco e Acido ascorbico. Zinco influenza positivamente la risposta immunitaria attraverso produzione di anticorpi e di globuli bianchi. L’integrazione di zinco aumenterebbe la capacità delle cellule polimorfonucleate di combattere le infezioni, e vi sono prove che la sua carenza aumenti le citochine pro-infiammatorie e diminuisca la produzione di anticorpi. Lo zinco è stato anche implicato nella biologia di SARS-CoV-2, in quanto avrebbe azione inibente sulla polimerasi, enzima necessario per la sua replicazione. L’acido ascorbico è noto per essere un antiossidante e per i suoi effetti positivi sul sistema immunitario. Studi in vitro, e in vivo sugli uccelli, hanno dimostrato che è protettivo nei confronti del coronavirus, mentre nell’uomo diminuirebbe la suscettibilità alle infezioni respiratorie virali, compresa la polmonite.

Vitamina D influenza il decorso di COVID-19 moderata-grave?

Murai e coll. hanno condotto uno studio mirato a valutare l’effetto della vitamina D sulla durata di degenza ospedaliera: presupposto di partenza era che una singola dose di 200000 UI di vitamina D3 avrebbe aumentato i livelli di 25-idrossivitamina D e ridotto la durata di degenza.

Sono stati coinvolti 240 pazienti ospedalizzati con COVID-19, da moderata a grave: i pazienti hanno ricevuto in modo casuale una singola dose di vitamina D3 (200.000 UI) o placebo. In entrambi i gruppi circa il 90% dei pazienti ha richiesto ossigeno supplementare o ventilazione meccanica non invasiva al momento dell’arruolamento. Soggetti con necessità di ventilazione meccanica invasiva sono stati i esclusi.

La ricerca ha evidenziato che la durata della degenza ospedaliera (endpoint primario) non era significativamente diversa tra il gruppo che aveva ricevuto vitamina D3 e il gruppo placebo, né vi erano differenze sugli esiti secondari (mortalità ospedaliera, ricovero in terapia intensiva o necessità di ventilazione meccanica). Inoltre, in un sottogruppo di 115 pazienti con carenza di vitamina D alla randomizzazione, la somministrazione di una dose elevata di vitamina D3 non ha migliorato il risultato finale.

Lo studio di Murai e coll., tra i più importanti tra quelli che si sono occupati di vitamina D e COVID-19, sembra avere alcuni limiti: tra questi, un numero sottodimensionato di pazienti arruolati e l’esclusione di pazienti “critici”, vale a dire di coloro che richiedono ventilazione meccanica invasiva e sono ricoverati in unità di terapia intensiva.  Si è visto infatti che il beneficio di terapie con effetto antiinfiammatorio in pazienti COVID- 19 (es. tocilizumab e desametazone) dipende fortemente dalla gravità, tanto che pazienti moderatamente malati possono avere benefici modesti o nulli, mentre pazienti con malattia severa possono avere un beneficio sostanziale.

In conclusione, i risultati non sembrano supportare la somministrazione di routine di vitamina D. Tuttavia, data la mancanza di terapie altamente efficaci contro COVID-19, tranne forse i corticosteroidi, è importante rimanere aperti ai risultati che possono emergere da studi rigorosamente condotti su di un composto con dimostrato potente effetto antinfiammatorio.

Zn e vitamina C sono efficaci nel trattamento ambulatoriale di COVID-19?

Suma e coll. si sono invece occupati di zinco e acido ascorbico.  Il loro studio, prospettico randomizzato e in aperto, comprendeva pazienti ambulatoriali: è stato realizzato in Ohio e Florida all’interno di un unico sistema sanitario. I pazienti sono stati randomizzati in 4 gruppi, secondo una strategia che prevedeva, oltre all’abituale terapia per COVD-19, 4 trattamenti della durata di 10 giorni: (1) 8000 mg di acido ascorbico;  (2) 50 mg di gluconato di zinco;  (3) entrambe le terapie e (4) le cure abituali senza integratori.

Ai pazienti è stato chiesto di registrare quotidianamente i sintomi correlati alla malattia; inoltre, di completare un questionario a inizio studio, e settimanalmente sino al 28° giorno, in cui segnalare se si era verificato il ricovero in ospedale e se gli integratori avevano provocato effetti avversi. Per monitorare quanto sopra, i coordinatori dello studio hanno contattato i pazienti settimanalmente via e-mail, o quotidianamente via telefono.

Obiettivo primario della ricerca era conoscere il numero di giorni necessari per raggiungere una riduzione del 50% del punteggio di gravità dei sintomi denunciati al momento della diagnosi. Endpoint aggiuntivi sono stati il numero di giorni necessari per raggiungere un punteggio totale di gravità dei sintomi pari a 0, il punteggio cumulativo di gravità al giorno 5, i ricoveri, i decessi, i farmaci aggiuntivi prescritti e gli effetti avversi correlati agli integratori.  

Dalla ricerca è emerso:

  • Endpoint principale. Nessuna differenza significativa tra i 4 gruppi di trattamento sui giorni necessari per raggiungere il 50% di riduzione dei sintomi segnalati all’arruolamento
  • Endpoint secondari. Nessuna differenza significativa tra i 4 gruppi sui tempi di scomparsa dei sintomi, il numero di ricoveri e di decessi.
  • Eventi avversi. Meno del 10% dei soggetti arruolati ha manifestato modesti effetti imputabili all’integratore. Nel gruppo che riceveva acido ascorbico sono stati segnalati diarrea e crampi allo stomaco.

Lo studio è stato interrotto prima del termine, in quanto l’analisi ad interim ha evidenziato che i risultati dei soggetti appartenenti ai gruppi trattati con l’integratore (zinco, acido ascorbico, e zinco + acido ascorbico) non differivano da quelli del gruppo trattato con i farmaci in uso per la cura di COVID-19: in pratica, i tempi di scomparsa dei sintomi clinici sono risultati del tutto sovrapponibili nei 4 gruppi.

Riferimenti

Suma et al. Effect of High-Dose Zinc and Ascorbic Acid Supplementation vs Usual Care on Symptom Length and Reduction Among Ambulatory Patients With SARS-CoV-2 Infection. The COVID A to Z Randomized Clinical Trial. https://jamanetwork.com/journals/jamanetworkopen/fullarticle/2776305

Murai IH et al. Effect of a Single High Dose of Vitamin D3 on Hospital Length of Stay in Patients With Moderate to Severe COVID-19. A Randomized Clinical Trial. https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2776738

Leaf DE et al. Vitamin D3 to Treat COVID-19. Different Disease, Same Answer.https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2776736