Il vaccino contro la malaria.Un salto di qualità per la salute globale


I fatti

Forse l’arrivo e il dilagare del virus Covid-19 hanno messo in ombra un altro evento storico per la salute umana: la messa a punto, finalmente, del primo vaccino contro la malaria. Si chiama RTS, S/AS01 (RTS,S); è il primo vaccino diretto contro un parassita, è stato sperimentato in un programma pilota che dal 2019 ad oggi ha coinvolto 800.000 bambini in tre Paesi africani, Malawi, Ghana e Kenya. In base ai risultati ottenuti, il 6 ottobre 2021, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) ha annunciato che è prossima a raccomandarne un uso esteso sui bambini dell’Africa sub-Sahariana e in altre aree dove il Plasmodium falciparum si trasmette ad intensità medio-alta.

La malaria ha sconvolto la vita della gente per secoli; oggi, il carico sproporzionatamente maggiore della malattia pesa sui bambini delle regioni tropicali. Nel 2019 sono stati registrati 229 milioni di casi e 409.000 morti, dei quali due terzi avevano meno di 5 anni e vivevano nell’Africa sub-Sahariana. Anche se rimangono ancora molte sfide, questo trionfo della scienza potrebbe rappresentare una delle più grandi opportunità per la salute dei bambini già in questa generazione.

Come funziona il vaccino

RTS, S è diretto contro il plasmodio nella fase sporozoita del suo ciclo vitale: blocca l’infezione del fegato, dove il parassita si anniderebbe per maturare, moltiplicarsi, per poi re-invadere la corrente sanguigna ed infettare i globuli rossi, causando la crisi emolitica. Si somministra in 3 dosi, più un richiamo a partire dai 5 mesi d’età.

Gli studi

La strada verso il vaccino anti-malaria, a partire dagli anni ’60, è stata lunga e accidentata, piena di delusioni e tentazioni di abbandono. Un primo incoraggiamento è arrivato nel 2015 con i risultati di un trial in fase 3 effettuato in Burkina Faso, Gabon, Ghana, Kenya, Malawi, Mozambico e Tanzania, indicanti che i bambini che avevano ricevuto tre dosi di RTS, s più un richiamo tra i 5 e i 17 mesi di vita avevano un rischio di malaria grave inferiore del 29%. Importanti miglioramenti nel programma di vaccinazione (che continuerà fino al 2023) hanno portato la riduzione delle morti per malaria al 70%, somministrando in aggiunta al vaccino, anche i farmaci per la prevenzione stagionale della malattia.

L’accettazione e l’adesione alla terapia da parte della popolazione è stata alta, nonostante la complessità del ciclo vaccinale, per cui è realistico pensare ad un allargamento dell’applicazione anche in Paesi con scarse strutture sanitarie.

Va detto che, già tra il 2000 e il 2015 il vento ha cominciato a soffiare contro la malaria, mediante l’adozione di misure di controllo semplici ma innovative: le zanzariere trattate con insetticida, l’uso di spray domestici, la disponibilità di test diagnostici rapidi e di nuovi farmaci preventivi e curativi hanno probabilmente evitato 7,6 milioni di morti dal 2000 in poi. Ma il progresso è rallentato negli ultimi 6 anni, specialmente nei Paesi ad alta prevalenza della malattia. Inoltre, la comparsa di zanzare resistenti agli insetticidi e ai farmaci, e di ceppi di parassiti che sfuggono ai test diagnostici, rendono improbabile, secondo la WHO, il raggiungimento del traguardo di ridurre il tasso di incidenza di casi e di mortalità del 90% entro il 2030.

 Si confida quindi che il vaccino possa rappresentare un reale cambio di passo su questa strada.

I problemi futuri

Al di là della sperimentazione, che è stata finanziata da una super-alleanza di donatori di fondi privati, non è chiaro come il vaccino si inserirà nei programmi generali di controllo della malaria. Chi pagherà per portare la vaccinazione a tutti coloro che ne hanno bisogno, molti dei quali vivono in Paesi con sistemi sanitari fragili? La disponibilità di donatori internazionali non può essere la sola opzione su cui contare. È indispensabile un finanziamento autoctono in sanità nei Paesi interessati, finanziamento che, attualmente, è terribilmente carente. Se gli stati sub-sahariani finanziassero in modo robusto i loro sistemi sanitari, investendo nella salute materno-infantile e nel superamento delle barriere che si oppongono a un equo accesso alle cure, anche una modesta riduzione del 30% garantita dal trattamento combinato vaccino+farmaci potrebbe avere un effetto considerevole contro una malattia che uccide un bambino ogni due minuti.

Riferimenti

Malaria vaccine approval: a step change for global health. The Lancet, October 16, 2021. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(21)02235-2   https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(21)02235-2/fulltext