Il dopo COVID-19.


Scienziati e premi Nobel ridisegnano il futuro del nostro pianeta

 Il primo Summit dei Premi Nobel arriva in piena pandemia, in mezzo a una crisi che coinvolge disuguaglianze, ecologia, clima e informazione. Sono crisi  interconnesse che minacciano gli enormi progressi che l’uomo ha raggiunto nei secoli; preoccupa, inoltre,  che molti degli effetti negativi si verifichino tra le comunità più povere del mondo. Il summit arriva anche in mezzo a tassi di urbanizzazione senza precedenti e all’apice dello sconvolgimento tecnologico derivato da digitalizzazione, intelligenza artificiale, sensoristica diffusa, biotecnologia e nanotecnologia, fattori che nei prossimi decenni potrebbero trasformare completamente tutti gli aspetti della nostra vita. 

“Non abbiamo mai dovuto affrontare problemi della portata dell’odierna società globalmente interconnessa. Nessuno sa con certezza cosa funzionerà, quindi è importante costruire un sistema che possa evolversi e adattarsi rapidamente”, afferma Elinor Ostrom, Premio Nobel 2009. Il summit è stato convocato per promuovere una trasformazione verso la sostenibilità globale e per garantire prosperità ed equità. Il tempo è la risorsa naturale a minor disponibilità e senza un’azione di trasformazione immediata il futuro comune è messo a rischio.  E’ necessario reinventare il nostro rapporto con il pianeta: dobbiamo diventare amministratori efficaci dei beni comuni globali: clima, ghiaccio, terra, mari, acqua dolce, foreste, suolo e la ricca biodiversità.  C’è bisogno di costruire economie e società che supportino l’armonia del sistema Terra piuttosto che interromperla.

Il futuro del Pianeta. Da dove ripartire?

Ci siamo lasciati alle spalle l’epoca dell’Olocene, periodo di relativa stabilità del pianeta e siamo entrati in una nuova epoca geologica, l’Antropocene. Le prove indicano gli anni ’50 come inizio dell’Antropocene: è probabile che tale epoca sia caratterizzata da velocità e sconvolgimento a livello globale. Per contrastare tale tendenza, passato e presente hanno insegnato che il nostro sguardo deve abbracciare:

  • Salute planetaria. La salute della natura e delle persone è strettamente connessa. Il rischio di pandemia è uno dei tanti rischi per la salute globale nell’Antropocene: sono conseguenti a distruzione di habitat naturali, a società altamente interconnesse e a disinformazione. La pandemia COVID-19 rappresenta la più grande catastrofe dalla seconda guerra mondiale; ha causato immense sofferenze, e poveri ed emarginati sono risultati i più vulnerabili.  I danni avrebbero potuto essere notevolmente ridotti attraverso misure preventive, sistemi di rilevamento precoci e risposte più rapide all’emergenza.

Ridurre il rischio di malattie zoonotiche, come COVID-19, richiede un approccio “one health”, vale a dire considerare insieme salute umana, animale e dell’ambiente. La rapida urbanizzazione, l’intensificazione agricola, lo sfruttamento eccessivo e la perdita dell’habitat della fauna selvatica favoriscono il proliferare di piccoli mammiferi, come i roditori. Inoltre, cambiamenti nell’uso del suolo favoriscono lo spostamento di animali da ecosistemi naturali a terreni agricoli, parchi urbani e altre aree dominate dall’uomo, aumentando notevolmente il contatto con le persone e pertanto, anche il rischio di trasmissione di malattie.

  • Beni comuni globali.E’ dimostrato che, per la prima volta nella nostra esistenza, le nostre azioni stanno destabilizzando parti critiche del sistema Terra.  Per 3 milioni di anni, l’aumento della temperatura media globale non ha superato i 2°C di riscaldamento globale. Siamo su di un percorso che ci ha portato finora a un riscaldamento di 1,2°C, la temperatura più calda sulla Terra da quando abbiamo lasciato l’ultima era glaciale, circa 20.000 anni fa, e che ci porterà a un riscaldamento superiore a 3°C nell’arco di 80 anni. Allo stesso tempo, stiamo perdendo la resilienza della Terra, avendo trasformato in terreni agricoli, metà della superfice terrestre.
  • Disuguaglianza – inequità.“L’unica prosperità sostenibile è la prosperità condivisa” sostiene Joseph Stiglitz, Premio Nobel 2001. In ogni società tutti contribuiscono alla crescita economica, ma solo alcuni ottengono in modo sproporzionato la quota maggiore di tale crescente ricchezza. Questa tendenza è diventata più pronunciata negli ultimi decenni. Nelle società altamente diseguali, con ampie disparità in settori quali l’assistenza sanitaria e l’istruzione, è molto probabile che i più poveri rimangano tali per diverse generazioni. Ridurre le disuguaglianza aumenta il capitale sociale e può facilitare decisioni collettive che permettano, nel lungo termine, di navigare nell’Antropocene.
  • Tecnologia. L’accelerazione della rivoluzione tecnologica, comprendente informazione, intelligenza artificiale e biologia di sintesi, avrà un impatto su disuguaglianza, posti di lavoro e intere economie. I progressi tecnologici hanno accelerato il percorso verso la destabilizzazione del pianeta ed è improbabile che conducano a trasformazioni “sostenibili”. Nei prossimi decenni, sarà fondamentale guidare tale rivoluzione in modo deliberato e strategico. 
  • Urgenze e complessità.La futura abitabilità della Terra dipende da azioni collettive che l’umanità deve intraprende ora. Vi sono prove crescenti che il decennio 2020 -2030 sarà decisivo. I danni all’ambiente devono essere fermati e le disuguaglianze contrastate. Le emissioni globali di gas serra devono essere dimezzate e ciò, da solo, richiede la governance globale dei beni comuni. Oltre all’urgenza, dobbiamo abbracciare le complessità: la pandemia è stata uno shock sanitario che si è rapidamente trasformato in shock economico. Dobbiamo renderci conto che la “sorpresa” sarà la nuova normalità e che gestire la complessità è la “realtà emergente”.

Che fare nell’imminente?

Il tempo stringe e dobbiamo evitare cambiamenti irreversibili.  Nel 2021 vi è stato uno slancio politico e sociale per azioni che hanno riguardato clima, biodiversità, sistemi alimentari, desertificazione e oceani; esiste tuttavia uno scollamento tra evidenze e risposte politiche. Per una efficace gestione planetaria dobbiamo agire sull’urgenza, la scalabilità e l’interconnessione tra noi e la nostra casa, il pianeta Terra: l’amministrazione planetaria sarà facilitata rafforzando capitale sociale, costruendo fiducia all’interno delle società e tra le società.

È possibile una nuova visione del mondo? 193 nazioni hanno adottato gli SDGs. La pandemia ha contribuito a un più ampio riconoscimento dell’interconnessione tra fragilità e rischi globali. Le seguenti sette proposte forniscono una base per un’efficace amministrazione planetaria.

  •  Politica. Il PIL non dovrebbe essere considerato esclusivamente metrica di successo economico, ma anche misura di vero benessere delle persone e della natura.  E’ necessario riconoscere che crescenti disparità tra ricchi e poveri alimentano risentimento e sfiducia e possono, nel lungo termine, vanificare un difficile processo decisionale collettivo.
  • Innovazione guidata dalla mission.  Serve dinamismo economico per una rapida trasformazione. I governi sono stati in prima linea nel finanziamento dell’innovazione che ha trasformato gli ultimi 100 anni. Le sfide odierne richiedono collaborazione su larga scala tra ricercatori, governi e imprese, con focus mirato alla sostenibilità globale.
  • Istruzione. Vi dovrebbe essere una forte enfasi sul metodo scientifico per garantire che le popolazioni future acquisiscano le basi necessarie per guidare il cambiamento politico ed economico. Le università dovrebbero inserire in tutti i curricula concetti di amministrazione planetaria. In un secolo turbolento e in continua trasformazione   si deve investire nell’apprendimento permanente e su di una visione del mondo basata su fatti.
  • Tecnologia dell’informazione. Gruppi di interesse e media partigiani possono amplificare la disinformazione e accelerarne la diffusione attraverso social media e altri mezzi di comunicazione. Le tecnologie possono essere utilizzate per erodere la fiducia del pubblico. Le società devono agire con urgenza sia per contrastare l’industrializzazione della disinformazione che per rendere i sistemi di comunicazione globali al servizio di un futuro sostenibile.
  • Finanza e business. Investitori e aziende devono adottare principi di ricircolo e rigenerazione dei materiali e applicare obiettivi basati sulla scienza per tutti i beni comuni globali e per servizi ecosistemici essenziali.
  • Collaborazione scientifica.  Sono necessari maggiori investimenti in reti internazionali di istituzioni scientifiche per consentire una collaborazione interdisciplinare mirata alla sostenibilità globale: dovrebbero essere integrati differenti sistemi di conoscenza, compresi quelli indigeni e tradizionali.
  • Conoscenza. La pandemia ha dimostrato al pubblico e ai politici il valore della ricerca.  E’ indispensabile investire nella ricerca di base, oltre che sviluppare modelli per la condivisione gratuita di tutte le conoscenze scientifiche.

In conclusione, coniugare equità, salute e progresso sembra l’unico percorso praticabile per la sostenibilità globale e la sicurezza dell’umanità.  Anche se in ritardo, ci si sta accorgendo di nuove sfide e della necessità di una gestione attiva del pianeta. Processi decisionali di lungo termine, anche se scientificamente fondati, appaiono in svantaggio rispetto alle esigenze del presente. Politici e scienziati devono lavorare insieme per colmare il divario tra scienza, politiche e sopravvivenza su questo pianeta: il potenziale a lungo termine dell’umanità dipende dalla capacità che abbiamo oggi di valutare il nostro comune futuro. In altre parole, maggiore  resilienza delle società e un più forte impegno per la resilienza della biosfera terrestre

Riferimenti

Nobel Prize Laureates and Other Experts Issue Urgent Call for Action After ‘Our Planet, Our Future’ Summit. Statement. Our Planet, Our Future . Un Urgent Call for Action . April 29, 2021. https://www.nationalacademies.org/news/2021/04/nobel-prize-laureates-and-other-experts-issue-urgent-call-for-action-after-our-planet-our-future-summit