Dove si nasconde SARS-CoV-2?


Da quando SARS-CoV-2 ha iniziato a diffondersi in tutto il mondo, gli scienziati hanno temuto che potesse passare dalle persone agli animali selvatici: se così fosse, potrebbe nascondersi in varie specie, possibilmente mutare e poi ripresentarsi negli esseri umani dopo che la pandemia si sia placata. Forti prove suggeriscono che il virus abbia avuto origine nei pipistrelli “a ferro di cavallo” (Rhinolophus spp.), probabilmente con un passaggio intermedio in altri animali prima di infettare l’uomo. In piena pandemia sono state le persone a guidare la trasmissione del virus, ma quando la diffusione sarà stata bloccata il serbatoio animale potrebbe rappresentare la fonte di nuove riacutizzazioni.

 Gli animali selvatici non sono stati gli unici ad attirare l’attenzione degli scienziati. Si è scoperto che SARS-CoV-2 e successive varianti hanno una vasta gamma di ospiti. Infezioni naturali da uomo ad animale sono state documentate in animali di compagnia (cani, gatti, furetti), degli zoo (specie felina e gorilla), di allevamento (visone), e animali selvatici (cervo dalla coda bianca).  La trasmissione da animale ad animale è ben documentata, come pure le mutazioni del virus quando la sua diffusione è elevata come si verifica nei grandi allevamenti di animali.

Ciò che preoccupa i ricercatori non sono le epidemie virali in animali domestici e d’allevamento, in quanto controllabili attraverso quarantena, vaccinazione o abbattimento. Molto più pericolosa la diffusione in animali selvatici, in quanto difficile da identificare: preoccupa la comparsa di un virus mutato, a maggior patogenicità e che metta a rischio l’efficacia del vaccino.

Cosa si sta facendo per ridurre tale rischio?

 C’è uno sforzo globale per esaminare la fauna selvatica e catturare il prima possibile i potenziali spillover. Sono stati testati animali provenienti da case, zoo, fattorie, rifugi, cliniche veterinarie etc.:  casi positivi sono immediatamente segnalati all’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale (OIE).  In un anno la numerosità dei dati sulla suscettibilità di differenti specie animali a SARS-CoV-2 è risultata sovrapponibile a quella accumulata in 50 anni per i virus influenzali. In linea generale, le infezioni in animali sono rare, ma non si può sottovalutare il fatto che la suscettibilità al virus di un’ampia gamma di specie animali, combinata con la presenza di un gran numero di persone infette, offra al virus numerosissime opportunità di passare dall’uomo all’animale  e viceversa.

Su quali animali si è concentrata l’attenzione?

All’inizio della pandemia i maiali erano in cima alla lista di controllo, in quanto potenziali portatori di molti virus, tra cui quello dell’influenza; inoltre, essi vivono a stretto contatto con gli esseri umani. In Cina ne sono allevati circa 300 milioni. E’ stato dimostrato che il coronavirus può entrare nelle cellule di maiale   attraverso la proteina ACE2, lo stesso recettore utilizzato dal virus per contagiare l’uomo. Tuttavia, infettando artificialmente il maiale si è scoperto che SARS-CoV-2 non replica in modo efficiente: ciò fa ritenere che tale specie sia per lo più resistente all’infezione.

Eliminati i maiali dall’elenco, l’attenzione si è rivolta ai pipistrelli, presunta origine di SARS-CoV-2. Uno studio sui recettori ACE2 di cellule di 46 specie di pipistrelli ha evidenziato che la maggior parte poteva essere infettata, ma solo alcune specie erano in grado di trasmettere l’infezione ad altri pipistrelli. E’ invece scarsamente probabile che l’uomo trasmetta il virus ai pipistrelli, essendo pressoché impossibile la stretta convivenza.

Tra gli animali domestici si è visto che i gatti si infettano facilmente, sono scarsamente sintomatici per cui è complicato rilevare la infezione, sono contagiosi per altri gatti, ma superano rapidamente l’infezione: il che significa che non possono essere infettivi a lungo. Non è mai stato segnalato che, in ambiente naturale, i gatti trasmettano l’infezione all’uomo; tuttavia non possono essere esclusi come potenziale fonte d’infezione. In Italia, in piena pandemia, la ricerca di anticorpi anti SARS- CoV- 2 in campioni di sangue  è risultata positiva nel 6% degli animali (11/191) .

La tempesta perfetta si è verificata in allevamenti di visoni in Olanda e, successivamente, anche in altri Paesi (Danimarca, USA, Canada, Grecia ):  l’ insolita elevata moria di animali è stata probabilmente favorita dallo stretto contatto tra animali suscettibili e allevatori  infetti. In una fattoria danese il 97% dei visoni testati presentava anticorpi contro il virus. Man mano che il virus replica in ospiti infetti, può mutare lasciando nel suo genoma indizi di suoi precedenti passaggi. Sequenziando i genomi e tracciando le interazioni tra persone infette e animali, si è potuto confermare che due contadini avevano contratto COVID-19 dal visone, prima prova che gli animali erano in grado di trasmettere il virus all’uomo. Successivamente, almeno 60 persone avrebbero contratto il virus dal visone.

A fine 2021, SARS COV -2 è stato isolato anche dal visone selvatico. Il fatto ha molto preoccupato i ricercatori, anche se non si può escludere che l’animale possa essere fuggito da allevamenti: evento peraltro non infrequente.

Del tutto recentemente, ad Hong Kong presso un negozio di vendita di animali, a seguito di un’infezione da SARS-CoV-2 in un lavoratore, sono stati testati gli animali presenti nel negozio e nel magazzino fornitore. Si è documentato che criceti siriani presenti nel negozio e nel magazzino erano positivi per il virus, mentre nessun altro animale in vendita (criceti nani, conigli, porcellini d’india e cincilla) risultava infetto. L’analisi del genoma virale ha confermato il passaggio del virus dall’animale all’uomo, ma anche la successiva trasmissione da uomo a uomo. Il valore aggiunto della ricerca sta nel fatto che l’infezione del criceto era precedentemente stata identificata solo in via sperimentale, mentre con questo studio si è potuta documentare che criceti da compagnia possono acquisire naturalmente l’infezione e trasmettere il virus all’uomo. Lo studio suggerisce anche che il commercio di animali da compagnia potrebbe essere un percorso che facilita il movimento di SARS-CoV-2 attraverso i confini nazionali.

In conclusione, i risultati di differenti studi avvalorano i timori dei ricercatori: il virus può trovare rifugio negli animali (evento difficile da prevedere e da controllare), e quindi diffondere tra le persone. La sorveglianza sugli animali è in costante crescita. OMS, CDC e OIE hanno pubblicato Linee Guida al proposito: nessuno raccomanda test a tappeto, se non in allevamenti di animali da pelliccia infetti. La ricerca è invece   mirata all’identificazione di nuove varianti che circolano nell’ essere umano e alla possibilità che possano infettare l’animale con tutte le conseguenze, sia sul mantenimento dell’epidemia che sulla gestione della malattia, qualora vaccini e farmaci risultassero inefficaci nei loro confronti. I risultati saranno un tassello in più per conoscere l’evolversi della pandemia e, in particolare, i futuri rischi correlati a varianti di SARS-CoV-2 provenienti da serbatoi animali.

Riferimenti

Mallapaty S. Did the coronavirus jump from animals to people twice? Nature 16 September 2021. https://www.nature.com/articles/d41586-021-02519-1

Xiao X., et al. Animal sales from Wuhan wet markets immediately prior to the COVID-19 pandemic. Sci Rep.2021 Jun 7;11(1):11898. doi: 10.1038/s41598-021-91470-2. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/34099828/

Mallapaty S. The search for animals harbouring coronavirus — and why it matters. Nature, March 2021. https://www.nature.com/articles/d41586-021-00531-z

 Hui-Ling Yen, et al. Transmission of SARS-CoV-2 delta variant (AY.127) from pet hamsters to humans, leading to onward human-to-human transmission: a case study. The Lancet, 12 March  2022. https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(22)00326-9/fulltext