COVID-19, Terapia domiciliare con anticorpi neutralizzanti


È oramai noto che soggetti con COVID-19 possono presentare un quadro clinico estremamente VARIO: da una forma del tutto asintomatica ad una tanto grave da richiedere il ricovero in Ospedale.

E’ anche ben noto che la forma grave della malattia è strettamente legata alla presenza di specifici fattori di rischio; tuttavia, non è stato ancora approfondito se esista una correlazione tra carica virale ed esito. Inoltre, per quanto molti farmaci siano stati testati per il trattamento, non esistono studi controllati randomizzati, specifici per SARS-CoV-2, che abbiano verificato se la somministrazione in fase precoce possa impedire il peggioramento clinico.

Studi preclinici in modelli animali con anticorpi neutralizzanti hanno evidenziato una marcata riduzione della carica virale a livello delle vie respiratorie. SARS-CoV- 2 penetra nella cellula grazie al legame tra proteina spike e recettore cellulare ACE2: l’anticorpo monoclonale LY-CoV555, derivato da plasma di soggetto convalescente da COVID 19, risulta essere un potente neutralizzante della proteina spike.

L’attuale ricerca (in fase 2) di Chen P. e coll.  riporta i risultati preliminari su efficacia e sicurezza di LY-CoV555 in soggetti con diagnosi recente di COVID-19 in trattamento domiciliare. L’indagine era mirata a valutare gli effetti su: carica virale in undicesima giornata di malattia (outcome primario), variazione della gravità dei sintomi, esito, correlazione tra persistenza della carica virale e gravità clinica (outcome secondari).

Lo studio, randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, ha coinvolto 467 soggetti con malattia da SARS-CoV-2 in forma lieve o moderata: 317 sono stati trattati con LY-CoV555 e 150 con placebo. Ad ogni paziente è stata effettuata in monodose infusione di LY-CoV555 (a differenti dosaggi: 700 mg; 2800 mg; 7000mg) o di placebo.

I risultati ad interim hanno evidenziato che

  • Nei soggetti trattati con LY-CoV555 alla dose di 2800 mg la carica virale in 11a giornata è più bassa rispetto a quella dei trattati con placebo (outcome primario). Tale dato non pare importante dal punto di vista clinico, in quanto anche nei pazienti trattati con placebo si assiste ad un progressivo decadimento della carica, evento che è in linea con la storia naturale della malattia
  • Per quanto si riferisce alla modifica dei sintomi, soggetti trattati con anticorpi monoclonali mostrano un possibile “effetto trattamento”, indipendentemente dalla dose utilizzata. In questi soggetti la quantificazione del virus a livello delle basse vie respiratorie permetterebbe di meglio correlare esito clinico con carica virale. Tale indagine non è possibile su larga scala; la misura della carica a livello delle secrezioni nasofaringee rappresenta oggi il marker surrogato più rappresentativo di quanto si verifica a livello polmonare, e quindi anche della correlazione con l’esito clinico. Va tuttavia segnalato che la carica virale a livello nasofaringeo non è ancora stata validata come marker predittivo del decorso clinico della malattia
  • Soggetti con carica virale ancora elevata in settima giornata hanno un più elevato tasso di ospedalizzazione rispetto a quelli con migliore clearance virale; tale dato conferma quanto già segnalato da altri autori, e cioè che soggetti con ritardata eliminazione del virus sono anche quelli con malattia più grave.
  • In settima giornata, nessun paziente con carica virale al di sotto del valore mediano è stato ospedalizzato
  • In 29a giornata di malattia, la percentuale di soggetti ospedalizzati è risultata 1,6% nei trattati con anticorpi monoclonali, e 6,3% nel gruppo placebo.
  • Nella sottocategoria rappresentata da soggetti ad alto rischio (età > 65 anni o BMI > 35) la percentuale dei soggetti ospedalizzati è risultata 4,2% nei trattati con anticorpi e 14,6% nel gruppo placebo.
  • La modifica dei sintomi sembra correlarsi con il rischio ospedalizzazione: la riduzione della gravità in seconda giornata nei trattati con LY-CoV555 sembrerebbe identificare soggetti con prognosi migliore. Tale effetto si mantiene nel tempo ed è indipendente dal dosaggio utilizzato: ciò giustificherebbe la validità di un trattamento che agisce sui sintomi, oltre che la validità del meccanismo che correla bassa carica virale ad assenza di ospedalizzazione
  • Il profilo di sicurezza di LY-CoV555 è sovrapponibile a quello del placebo. I dati preliminari dimostrano che soggetti trattati con anticorpi hanno minor tasso di ospedalizzazione e ridotta comparsa di sintomi rispetto ai trattati con placebo; tale effetto è risultato particolarmente pronunciato nella coorte di soggetti ad “alto rischio”

I risultati dello studio sembrano pertanto essere molto confortanti: se confermati, in condizioni di emergenza LY-CoV555 potrebbe rappresentare un’efficace terapia in soggetti con diagnosi recente di COVID-19.

Riferimenti

Chen P et al. SARS-CoV-2 Neutralizing Antibody LY-CoV555 in Outpatients with Covid-19. NEJM October 28, 2020.   DOI: 10.1056/NEJMoa2029849