COVID-19 e rifiuto della Scienza


Negli USA, la risposta di salute pubblica a COVID-19 è stata fallimentare: era diffusa la convinzione che la maschera non servisse, i vaccini fossero inutili, che vi fosse un complotto sull’origine di SARS-CoV-2.

La retorica anti scienza ha avuto conseguenze devastanti se si pensa che il 4% della popolazione mondiale risiede negli Stati Uniti, e che proprio in questo Paese si è verificato il 20% delle morti globali per COVID-19.

E’ importante l’alfabetizzazione scientifica?

I dati scientifici su COVID-19 sono complessi e, di conseguenza, il pubblico è sommerso da grafici, statistiche, e indicazioni terapeutiche più varie. La comunicazione da parte di scienziati si modifica mano a mano che vengono acquisiti nuovi dati, e ciò può generare un senso di sfiducia.

Nel 2015, un sondaggio USA su 11000 studenti della scuola media mise in evidenza che solo il 22% possedeva competenze scientifiche, mentre il 40% risultò avere conoscenze al di sotto del livello “base”.

Uno studio su 9654 adulti statunitensi ha fatto rilevare che il 48% di coloro che avevano frequentato il liceo riteneva plausibile la teoria del complotto, vale a dire che la pandemia fosse stata pianificata, mentre solo il 15% dei laureati condivideva tale idea. 

Perché una scarsa alfabetizzazione scientifica fa sì che anche persone razionali e competenti non comprendano i rischi correlati a COVID-19 e si si sentano più tranquillizzate da falsi dati rispetto a informazioni scientificamente validate?

Credenze basate su false informazioni, proprio come quelle fondate sulla verità, hanno origine neurale e riflettono connessioni a livello di circuiti cerebrali dedicati. Gli individui sono organizzati in modo da acquisire e conservare convinzioni e valutarne il merito in base a fatti ed esperienze.  Secondo Miller BL, direttore del Memory and Aging Center, University of California-San Francisco (UCSF), studi su malattie neurodegenerative che colpiscono selettive reti cerebrali possono chiarire i meccanismi neurali che sottendono la creazione e il sostegno di convinzioni non basate su dati reali.

False credenze possono emergere quando

  • Si recepiscono informazioni sensoriali errate, oppure
  • Esiste un difetto nell’interpretare pensieri e credenze

Nel caso di COVID-19, quale dei due meccanismi – informazioni sensoriali distorte o interpretazione errata di idee – fa sì che soggetti cognitivamente normali arrivino a conclusioni errate?

Perché il negazionismo?

Per persone senza alfabetizzazione scientifica, interpretare un grafico su tassi d’infezione da COVID-19 potrebbe essere difficile; se informazioni sensoriali vengono recepite in modo sbagliato, gli individui tendono a cercare fonti di informazione che meglio si adattano al proprio modo di sentire, e che negano l’esistenza di qualcosa che preoccupa. Più che impegnarsi nel ricercare informazioni attendibili (cosa che potrebbe richiedere un certo impegno) si preferisce recepire dati semplici e rassicuranti.

Tale fatto è amplificato dai social media; prima di Internet, teorie di complotti rimanevano silenziate e rapidamente scomparivano per mancanza di sostenitori. Oggi, i social media rafforzano qualsiasi fake news e non invogliano le persone a ricercare la verità.

False credenze su COVID-19 si sviluppano anche quando non si possiedono strumenti validi per monitorare e interpretare dati scientifici. Prima di prescrivere un farmaco, i medici raccolgono informazioni da riviste scientifiche, valutano gli effetti negativi e potrebbero persino studiarne la farmacocinetica. Tale processo di logica e ragionamento non è caratteristico di medici o scienziati; si impara sin dalle scuole elementari, e viene affinato lungo tutto il percorso di studi. L’individuo che non ha imparato ad analizzare tutti gli aspetti di un problema è suscettibile di credere a false informazioni: fa parte dell’educazione e dell’alfabetizzazione scientifica lo sviluppo di circuiti frontali che sostengano il processo di ragionamento.

Quali possono essere le possibili risposte?

L’epidemia di COVID-19 ha rafforzato il negazionismo. La comunità medica dovrebbe impegnarsi di più nell’informazione scientifica alla popolazione, a partire dall’infanzia sino a tarda età. Tale impegno dovrebbe essere ancora maggiore quando si affrontano temi di sanità pubblica: tutti dovrebbero conoscere a fondo il ruolo di vaccini, maschere, farmaci.

Sarebbe auspicabile che a livello di ambulatorio medico fosse sempre disponibile documentazione di facile comprensione, come per esempio schede informative sulla salute, siti web attraenti e statistiche affidabili, allo scopo di contrastare nel paziente rischiose false narrazioni.

E’ responsabilità della comunità scientifica l’analisi sistematica di “che cosa è andato storto” con le politiche di contrasto alla pandemia; infine, elemento critico è potersi interfacciare con il Governo per stabilire politiche nazionali che sostengano una scienza “razionale”.

Quando la scienza vince, tutti vincono.

Riferimenti

Bruce L. Miller.  Science Denial and COVID Conspiracy Theories. Potential Neurological Mechanisms and Possible Responses. JAMA, November 2, 2020. doi: 10.1001/jama.2020.21332