Nel 1963, James Baldwin, uno dei più grandi saggisti degli Stati Uniti, pubblicava The Fire Next Time. Il titolo del libro derivava da un canto degli schiavi: “God gave Noah the rainbow sign/No more water but the fire next time”. Dio ha dato a Noè il segno dell’arcobaleno/Non più acqua, ma il fuoco la prossima volta”. Le parole di Baldwin suonavano come un avvertimento: era necessario che gli USA affrontassero il problema del razzismo, abbracciando nel proprio futuro l’uguaglianza razziale. Il libro di Sandro Galea, TheContagion Next Time, vuole essere un omaggio a Baldwin ed è anch’esso un avvertimento. L‘argomento centrale è che la vulnerabilità a COVID-19 risiede nell’incapacità della società di riconoscere che le fondamenta della salute poggiano sullo star bene quotidiano, e non semplicemente nell’erogare assistenza sanitaria. Fa riflettere il fatto che questo concetto non sia al centro del discorso pandemico, prevalentemente centrato su vaccinazione e trattamento. Sebbene situato in un contesto globale, il focus del libro sono gli Stati Uniti: qui il razzismo è strutturale, ed è responsabile di effetti persistenti sulla salute.
Ad aprile 2022, a livello globale sono stati segnalati più di 6 milioni di morti per COVID-19. In mezzo a tale carneficina, pochi si sono chiesti perché, se questo nuovo virus era la scintilla, l’erba secca fosse così tanta. In The Contagion Next Time è evidente la preoccupazione sul fatto che, per l’incapacità di dare risposte, al prossimo contagio il costo di vite umane potrebbe essere più alto e il mondo stare probabilmente peggio.
Dopo il picco di Omicron (B.1.1.529) gli USA stanno raggiungendo l’incredibile cifra di 1 milione di morti. Nel 2021, un analisi di The Lancet su politiche e salute pubblica evidenziava che i decessi USA per COVID-19 erano ben superiori a quelli di altri Paesi del G7; nel febbraio 2022 il tasso di mortalità cumulativo pro capite superava quello di altre Nazioni ricche, e durante Omicron i tassi hanno fatto piazzare gli USA nei primi posti.
Cosa sta succedendo?
L’Autore cerca risposte con passione e solide basi scientifiche: riflette su di una serie di dati rilevanti, anche se la maggior parte del libro non è altro che un viaggio per capire perché gli USA se la siano cavata così male.
Le risposte hanno poco a che fare con le scoperte scientifiche che hanno condotto alla realizzazione di vaccini COVID-19 in tempi record. Galea punta il dito su
- Ossessione che gli Stati Uniti hanno per l’individualismo, facendo della salute un progetto personale, più che collettivo
- Attaccamento alla tecnologia, che ha dato priorità alle cure mediche e non alla salute pubblica
- Mancanza diffusa di senso di altruismo, con conseguente scarsa solidarietà
- In alcuni quartieri, difficoltà nell’attuare politiche di controllo della pandemia a causa di decisioni di alto impatto che poggiavano su informazioni imperfette, incomplete e, talvolta, su pronunciamenti contraddittori.
- Fallimento nell’affrontare razzismo (radicato nelle fondamenta USA), emarginazione e disuguaglianze socioeconomiche. Scegliere la salute significa riorientare e dare priorità a politiche sociali ed economiche per sostenere il benessere collettivo.
Quali domande sono ancora senza risposta?
Perché persiste l’idea che l’assistenza sanitaria crei salute, di fronte a decenni di esperienze in Sanità Pubblica che hanno dimostrato come l’aspetto clinico rappresenti la quota minore della salute della popolazione? Già nel 2008 il rapporto OMS sui Determinanti Sociali della Salute avvertiva che “La giustizia sociale è una questione di vita o di morte.” Sembrerebbe il momento di chiedersi: chi trae benefici da scelte così pericolose per la salute? La risposta è che alla radice vi è la ricerca del profitto: a partire dal 1980 gli USA, diversamente da Nazioni loro pari, hanno dato priorità a politiche sanitarie orientate al mercato.
Nel libro What Cost: Modern Capitalism and the Future of Health Nicholas Freudenberg denuncia come l’attuale capitalismo predatorio americano abbia diffusamente danneggiato la salute pubblica. Con l’arrivo della pandemia milioni di persone hanno perso il lavoro, mentre si è sviluppato il mercato azionario; tra gruppi razzialmente emarginati, la disuguaglianza di reddito è aumentata e l’aspettativa di vita precipitata. Inoltre, per molte persone che vivono in Paesi a basso e medio reddito non è ancora una realtà l’accesso equo alle cure e al vaccino. Non è infatti risolto il dibattito sulla protezione dei brevetti.
L’autore conclude affermando che molto si scriverà sulla pandemia, sulla necessità di vaccini, terapie e sistemi di sorveglianza migliori. Ne riconosce l’importanza, ma afferma anche che se questo è tutto ciò che sapremo fare, avremo fallito. Gran parte di ciò che è accaduto con COVID-19 non è stato un fallimento della medicina: è stato un fallimento delle strutture sociali ed economiche. Aver puntato al vaccino ed averlo realizzato in così breve tempo è stato un enorme successo: il problema è stato (e sarà) nel non prestare attenzione a tutto il resto.
Riferimenti
Bassett MT. Cracks in the foundation: how COVID-19 showed our failures. The Lancet, April 16,2022. DOI: https://doi.org/10.1016/S0140-6736(22)00660-2 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(22)00660-2/fulltext
Galea S. The Contagion Next Time. https://www.bu.edu/articles/2021/the-contagion-next-time-sandro-galea/
Baldwin J. The fire next time. The Dial Press, New York, NY1963
Freudenberg N. At What Cost: Modern Capitalism and the Future of Health. https://oxford.universitypressscholarship.com/view/10.1093/oso/9780190078621.001.0001/oso-9780190078621