“Big Pharma” e sanità”: il conflitto di interessi tra l’industria privata e la salute pubblica


Big Pharma (BF)

Questo termine, usato in genere con connotazione negativa e spesso dispregiativa, si riferisce alle grandi case farmaceutiche internazionali, aziende dai fatturati miliardari che operano nella produzione, commercializzazione e distribuzione di farmaci e medicinali in tutto il mondo, e per le quali è anche fondamentale la ricerca biomedica.

Gli investimenti privati nella ricerca biomedica da parte di BF sono aumentati negli ultimi decenni, con un’impennata verticale a causa e durante la pandemia Covid-19, relativamente ai vaccini, ai tamponi diagnostici, ai farmaci antivirali. È logico che l’industria offra posizioni altamente lucrative ai talenti intellettuali delle istituzioni accademiche – Università e Istituti di ricerca – mettendo a rischio la libertà e l’obiettività che dovrebbero sempre caratterizzare la ricerca scientifica. Ogni volta che esiste un conflitto tra la vulnerabilità dei pazienti e il profitto, le industrie farmaceutiche tendono spesso a quest’ultimo. Esistono documenti che portano alla luce come spesso si superi il limite tra bisogno di salute del paziente e ricerca del profitto. La conseguenza è un atteggiamento sospettoso da parte della gente, che include varie teorie del complotto e getta ombre sul lavoro svolto da queste aziende, anche in termini di influenza politica. Esiste una inevitabile tendenza dell’industria a sviluppare nuovi prodotti – talora non necessariamente utili, o più utili di quelli esistenti e consolidati – che abbiano un mercato che garantisca al produttore un profitto e un’ampia disponibilità di contratti attrattivi per i ricercatori.

Esempio 1. Vaccini

Molto abbiamo imparato, durante la pandemia, con i vaccini anti-Covid19, basati sulla innovativa tecnica del mRNA. Questi vaccini salvavita, largamente pagati con fondi pubblici, sono stati monopolizzati da due produttori, Pfizer e Moderna, che hanno avuto mano libera nello stabilirne il prezzo, per massimizzare il loro profitto. È chiaro che le corporazioni farmaceutiche hanno dato priorità ai redditizi contratti con i Paesi ricchi, dove è stato collocato più del 90% delle forniture.

Come esempio delle molte denunce sollevate, assai simili tra loro, possiamo citare quella di “The People’s Vaccine Alliance”, una coalizione di oltre 100 organizzazioni e reti, supportata da premi Nobel, esperti di salute, economisti, capi di stato, attivisti – religiosi e non-, che lavorano insieme per un equo accesso a tutte le metodologie mediche che possano prevenire e curare Covid-19 e future pandemie. Essi sostengono che i vaccini sono stati pagati almeno 5 volte di più a causa di questo monopolio. Questo vale per COVAX, il programma internazionale nato all’inizio della pandemia per garantire l’accesso equo di tutti i Paesi alla vaccinazione, ma i singoli governi in giro per il mondo, secondo rendiconti disponibili pagano i vaccini, secondo i casi, da 4 a 24 volte più del prezzo basato sui costi di produzione.

A dispetto dell’aumento delle infezioni e delle morti in molti Paesi in via di sviluppo, COVAX non ha potuto competere coi prezzi approvati dai Paesi ricchi, e così i Paesi poveri sono finiti in coda. Meno dell’1% della popolazione di Paesi a basso reddito ha ricevuto la vaccinazione. Per questa inaccettabile disuguaglianza, l’associazione parla di “apartheid” dei vaccini.

Per contro, è onesto riconoscere che senza i capitali e le conoscenze scientifiche di Big Pharma non avremmo avuto alcun vaccino anti-Covid, tantomeno due approvati in meno di un anno ed altri nel corso dei successivi mesi di pandemia. Quindi è giustificato che le industrie farmaceutiche rivendichino il loro ruolo circa l’esito dalla pandemia. Negli Usa hanno investito cifre enormi, pari a tre volte gli investimenti pubblici. Inoltre, sia BF che altre industrie biotecnologiche più piccole si assumono un rischio elevatissimo per convertire le loro scoperte in farmaci per il mondo reale.

La mancanza di trasparenza e di concorrenza nel mercato dei vaccini limita ulteriormente le opzioni per alternative realizzabili. Questo non riguarda solo il vaccino anti Covid 19, ma anche altri vaccini, soprattutto quelli destinati ai bambini. Bisogna sempre ricordarsi della eradicazione di malattie devastanti, come la poliomielite e il vaiolo, grazie alle vaccinazioni di massa. Nel 2021 è stato calcolato che la vaccinazione contro 10 patogeni selezionati avrebbe evitato 69 milioni di morti tra il 2000 e il 2030. L’aumento della copertura vaccinale e l’introduzione di nuovi vaccini dovrebbero ridurre la mortalità precoce del 72% entro il 2030. Ci sono essenzialmente due soluzioni al problema:

  • I brevetti, come ripetutamente richiesto, siano liberalizzati, in modo da consentire una produzione ubiquitaria con conseguente diminuzione dei prezzi.
  • La negoziazione dei prezzi in base alle capacità economiche dei diversi Paesi: i governi e le Organizzazioni Sanitarie Internazionali devono agire urgentemente, negoziando con i produttori prezzi accessibili per i vaccini, soprattutto a favore dei Paesi a basso/medio reddito. Questo approccio, che è stato sporadicamente applicato, deve diventare globale e sistematico, fino ad arrivare alla stesura di Linee Guida di Buona Pratica nelle interazioni tra industria farmaceutica e clinici, per proteggere la vita di generazioni presenti e future.

Esempio 2. Latte in polvere per l’allattamento artificiale

Per decenni l’industria dei vari latti in polvere ha usato subdole strategie di mercato, approfittando di problemi e timori di genitori in un periodo vulnerabile per trasformare la nutrizione del bambino in affare multimiliardario. L’immenso potere economico acquisito dai produttori ha influenzato politiche governative a favore di una blanda regolazione dell’industria farmaceutica, mentre i servizi a sostegno dell’allattamento naturale al seno non ricevono fondi adeguati. Questo è quanto accertato e pubblicato su Lancet nel 2023. Lo studio sottolinea come tipici comportamenti dei neonati, come il pianto, l’agitazione e la scarsa qualità del sonno notturno sono descritti come patologici dall’industria del latte in polvere, e indicati come motivo per introdurre l’allattamento artificiale, mentre questi comportamenti sono comuni e tipici dello sviluppo del lattante. Tuttavia, l’industria sostiene che i loro prodotti possono alleviare i disturbi, migliorare la qualità del sonno notturno, addirittura stimolare lo sviluppo del cervello e aumentare l’intelligenza: tutte cose non scientificamente provate. Il nutrimento del piccolo è ulteriormente modificato dalla promozione di latti per ogni fase: primo latte, latte di proseguimento, per i 6 mesi, i 12 mesi e così via, tutti della stessa marca e numerati progressivamente, il che tende a fidelizzare gli acquirenti andando chiaramente contro il diritto alla concorrenza sancito dalla legge.

Eppure, l’allattamento al seno ha dimostrato benefici salutari in tutti i Paesi, ad alto o basso reddito che siano: riduce le malattie infettive dell’infanzia, la mortalità, la malnutrizione e il rischio di futura obesità. Le madri che allattano hanno minor rischio di cancro della mammella e dell’ovaio, di diabete di tipo 2 e di malattia cardiovascolare: risultati evidenziati scientificamente. Tuttavia, secondo OMS, meno del 50% degli infanti nel mondo sono allattati al seno, il che risulta in esborsi economici milionari ogni anno, mentre l’industria delle formule di allattamento incassa cifre astronomiche, di cui una parte non trascurabile (attorno al 2%) viene spesa in pubblicità. Si chiude così il circolo vizioso che svela le tattiche predatorie dell’industria del latte artificiale.

Di tale situazione non si possono incolpare le donne e le famiglie, perché queste decidono in base alle informazioni che ricevono che, in questo caso, non sono accurate e indipendenti. Il marketing industriale è un sistema potente, interconnesso e sfaccettato che sfrutta evidentemente le aspirazioni dei genitori.

In nome della Convenzione per i diritti dell’Infanzia, i governi hanno il dovere di combattere la falsa informazione e, in assenza di controindicazioni, di incentivare sempre l’allattamento al seno cercando di smascherare affermazioni fuorvianti dell’industria sui propri prodotti.

Riferimenti

S. Buranıy. Big Pharma is Fooling us. The NYT, December 17, 2020. https://www.nytimes.com/2020/12/17/opinion/covid-vaccine-big-pharma.html?searchResultPosition=8

Fiona M. Russel et al., World Society of Pediatric Infectious Diseases calls for action to ensure fair prices for vaccines. The Lancet, vol.12, January 2024. www.thelancet.com/lancetgh   doi.org/10.1016/S2214-109X(23)00457-6  https://www.thelancet.com/journals/langlo/article/PIIS2214-109X(23)00457-6/fulltext

Editorial. Unveiling the predatory tactics of the formula milk industry. The Lancet, vol 401; February 11, 2023.  doi.org/10.1016/S0140-6736(23)00118-6 https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(23)00118-6/fulltext