Due importanti ricerche internazionali suggeriscono che alcune infezioni virali, come quelle da SARS-CoV-2 e da virus Herpes, potrebbero favorire alterazioni cerebrali tipiche della malattia di Alzheimer.
Chiunque abbia un parente con demenza sa quanto questa condizione sia devastante. Non solo colpisce la memoria, ma trasforma profondamente la personalità e l’autonomia di una persona. Tra le demenze, la forma più diffusa è quella di Alzheimer, che colpisce milioni di persone nel mondo e per cui — ancora oggi — non esiste una cura definitiva. Capire le cause che ne favoriscono l’insorgenza è quindi una priorità della ricerca scientifica. E proprio su questo fronte, arrivano due nuovi studi che puntano il dito contro alcuni virus.
Dopo il COVID, il cervello può cambiare
Il primo studio, pubblicato su Nature Medicine nel 2025, ha esaminato oltre 1.200 partecipanti del Regno Unito, confrontando le analisi del sangue prima e dopo l’infezione da SARS-CoV-2. L’obiettivo era capire se il virus, pur non colpendo direttamente il cervello, potesse innescare modifiche in alcuni biomarcatori presenti nel sangue — molecole che segnalano alterazioni caratteristiche dell’Alzheimer, come l’accumulo della proteina β-amiloide e della proteina tau.
Ecco cosa hanno scoperto i ricercatori:
- Dopo l’infezione da SARS-CoV-2, si riduce il rapporto tra Aβ42 e Aβ40, un indice che suggerisce un possibile accumulo anomalo della proteina amiloide nel cervello.
- In alcuni soggetti più vulnerabili (anziani, con ipertensione o forme di COVID gravi), i livelli della proteina tau fosforilata aumentano, altro segno precoce dell’Alzheimer.
- Queste alterazioni sono state collegate a cambiamenti visibili nelle immagini cerebrali e a peggioramento nei test cognitivi.
Pur non essendo una prova definitiva che COVID “causi” l’Alzheimer, i dati suggeriscono che l’infezione possa accelerare o anticipare processi neurodegenerativi, soprattutto nelle persone già fragili.
Anche il virus Herpes può alterare il cervello che invecchia
Il secondo studio, pubblicato su Alzheimer’s & Dementia, ha approfondito un altro aspetto: il legame tra infezioni da virus Herpes e attivazione di elementi genetici mobili nel cervello, chiamati “elementi trasponibili” (TE). Questi elementi, normalmente silenziati nel nostro DNA, possono essere riattivati da infezioni virali e alterare l’espressione dei geni, contribuendo a infiammazione e danni cerebrali.
Gli scienziati hanno analizzato il tessuto cerebrale di persone decedute con Alzheimer e con segni di infezione da Herpesvirus. Hanno osservato che:
- I cervelli infettati mostravano un’attivazione anomala di alcuni elementi genetici (come LINE1), soprattutto negli astrociti e nella microglia, cellule chiave per il funzionamento del cervello.
- Questa attivazione era associata all’aumento della proteina NEAT1, implicata in processi infiammatori e neurodegenerativi.
- In laboratorio, l’utilizzo di antivirali (valaciclovir e aciclovir) ha parzialmente ridotto queste alterazioni, e nei modelli sperimentali ha anche contrastato la formazione della proteina tau aggregata, tipica dell’Alzheimer.
Anche in questo caso, non possiamo parlare di una causa diretta: l’infezione da virus Herpes sembra agire come fattore di rischio, soprattutto nei soggetti geneticamente predisposti (come chi ha il gene APOE4).
Cosa possiamo fare?
Questi studi non vogliono creare allarmismi. Non tutti coloro che hanno avuto COVID o che sono portatori del virus dell’Herpes svilupperanno Alzheimer. Tuttavia, ci offrono spunti importanti:
- Le infezioni sistemiche non sono mai “solo un’influenza”, soprattutto nelle persone anziane o fragili.
- La vaccinazione contro le infezioni virali — influenza, polmonite, COVID-19 — non solo protegge nel breve periodo, ma potrebbe contribuire a prevenire danni cerebrali a lungo termine.
- La prevenzione include anche controllare la pressione arteriosa, tenere sotto controllo il diabete, mantenere uno stile di vita attivo e mentalmente stimolante.
- Infine, l’uso precoce di antivirali nelle infezioni da Herpes potrebbe in futuro essere valutato come misura protettiva per il cervello, anche se servono ulteriori studi per confermarlo.
In conclusione, la ricerca scientifica ci mostra che il cervello invecchia meglio se lo proteggiamo anche dalle infezioni. Virus che sembrano innocui, come l’Herpes labiale, o infezioni sistemiche come COVID, possono lasciare un segno duraturo. È dunque fondamentale rafforzare l’impegno nella prevenzione: promuovere vaccinazioni, eseguire diagnosi precoci e seguire corretti stili di vita non è solo atto di responsabilità individuale, ma investimento sulla salute pubblica delle prossime generazioni.
Riferimenti
Eugene P. Duff et al. Plasma proteomic evidence for increased β-amyloid pathology after SARS-CoV-2 infection. Nature medicine January 30, 2025. https://doi.org/10.1038/s41591-024-03426-4 https://www.nature.com/articles/s41591-024-03426-4
Yayan Feng et al. Human herpesvirus-associated transposable element activation in human aging brains with Alzheimer’s disease. Alzheimers Dement. January 13, 2025. https://doi.org/10.1002/alz.14595 https://alz-journals.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/alz.14595