Inquinamento atmosferico e rischio di demenza


Dai cambiamenti climatici all’inquinamento atmosferico, e alle loro multiple e complesse interazioni, la salute dell’umanità è sotto assedio. I rischi ambientali prodotti dall’uomo per la salute e il benessere sono molto alti, e riguardano globalmente la morbidità, la mortalità, la diseguaglianza economica, le migrazioni e la sicurezza. Tutti sono ben compresi nel concetto di “violenza ambientale”: termine forte, di cui quelli sanitari rappresentano una parte importante. Per violenza ambientale si intende il danno diretto e indiretto subito dagli esseri umani, dovuto ad inquinanti tossici e non-tossici rilasciati in un ecosistema locale – e contemporaneamente globale – da processi ed attività umane. Ad oggi, l’inquinamento ambientale è il singolo maggior fattore causale di morte prematura, e continua a crescere: è un fattore di rischio riconosciuto per diverse malattie non trasmissibili, comprese le cardiopatie, gli incidenti vascolari e il cancro. Anche la demenza (condizione patologica degenerativa, debilitante) e il declino cognitivo che la precede, sono un problema globale in crescita del nostro tempo. Recentemente, l’interesse degli studiosi in quest’area sta facendo emergere una plausibile evidenza che questi due fattori siano collegati.

La demenza è una perdita della capacità di pensare, ricordare e ragionare. Anche se il rischio di sviluppare la demenza, e il declino cognitivo che la precede, crescono con l’aumentare dell’età, non è una caratteristica normale dell’invecchiamento. Esistono fattori di rischio genetici, altri che si possono modificare con il cambiamento del comportamento: cui si aggiungono, come oggi si sa, quelli legati all’ambiente in cui si vive. Milioni e milioni di persone nel mondo, le loro famiglie e coloro che se ne prendono cura, vivono soffrendo le conseguenze della demenza. Questo numero è destinato ad aumentare continuamente, parallelamente all’aumento della popolazione anziana.

Gli inquinanti più studiati sono soprattutto le polveri sottili, gli ossidi di azoto (NO e NO2) e l’ozono. Restringendo il campo alle polveri sottili, su cui si hanno dati solidi e consistenti, i ricercatori sanno che queste possono attaccare i polmoni, circolare nel sangue e raggiungere il cervello dove potrebbero causare un danno diretto. Le polveri sottili contengono particelle di diverse dimensioni; in particolare si è appurato che quelle di diametro £ 2,5 mm (PM2.5) sono le più correlate al danno. Le polveri sottili possono derivare da molte fonti, ad esempio il traffico, l’agricoltura, il fumo etc. e possono essere fisicamente e chimicamente diverse; non si sa se la diversa provenienza influenzi l’entità del rischio. A questo proposito, uno studio molto importante del National Institute of Health (NIH) americano, intitolato “Health and Retirement Study” (Salute e Pensionamento) ha seguito per circa 10 anni 27.000 adulti di 50 o più anni (60 anni in media) sottoponendoli almeno ogni due anni a test per la performance cognitiva e/o intervistando, se necessario, coloro che li assistevano. I risultati sono stati confrontati con la posizione geografica in cui vivevano, la destinazione del terreno, le fonti locali di emissioni. Naturalmente sono stati tenuti in considerazione gli altri fattori di rischio per demenza, come età, sesso, razza ed etnicità, livello di educazione e salute familiare. Interferenze da altri inquinanti, come l’ozono, sono state escluse nell’elaborazione dei dati. I risultati, pubblicati nel settembre 2023, riportano che il 15% della popolazione studiata ha sviluppato demenza nel corso del periodo di monitoraggio: chi ha dimostrato la maggiore vulnerabilità era: non-Bianco, con livello di istruzione inferiore, salute meno curata e residente in aree con livelli più alti, in particolare, di PM2.5. In generale, esiste una certa proporzionalità tra livello di PM2.5 e numero di casi di demenza. Nove tipi di provenienze specifiche del PM2.5 sono stati presi in considerazione a livello locale ed internazionale: agricoltura, traffico stradale e non stradale, uso del carbone come fonte di energia, uso del carbone per scopi industriali, altre fonti energetiche, altri tipi di industria, incendi boschivi e polveri portate dai venti. Il risultato riporta una forte evidenza di una specifica associazione tra aumentato rischio di demenza ed esposizione ai grandi incendi boschivi e inquinamento in agricoltura. L’evidenza è abbastanza forte, com’è necessario per aver peso nelle decisioni di politica riguardante la salute. Il meccanismo biologico alla base di questa relazione tra inquinamento dell’aria che respiriamo e demenza non è stato ancora chiarito. Alcuni studiosi del Karolinska Institute di Stoccolma, Svezia, hanno riscontrato che alti livelli nel sangue di omocisteina (aminoacido, da tempo associato al rischio di malattia cardiovascolare) e bassi livelli di metionina (aminoacido precursore dell’omocisteina) sono associati al rischio di demenza in presenza di inquinamento atmosferico. In ricerche precedenti la metionina risultava implicata nella normale funzionalità cerebrale, e un suo livello basso era legato alla demenza e all’invecchiamento del cervello. A sua volta, alti livelli di omocisteina sono stati associati a un danno vascolare e cellulare, con conseguente lesione di strutture cerebrali. Questa ipotesi, su cui si stanno sviluppando molte nuove ricerche, potrebbe gettare una luce sul rapporto tra inquinamento e demenza, sebbene questo sia “complesso e compreso solo in parte”. Se il danno è stato dimostrato a Stoccolma, città a basso inquinamento, – dicono gli studiosi – ci si può solo aspettare risultati molto peggiori in altre città ben più inquinate: il che sottolinea la necessità di intensificare il controllo delle emissioni, visto che queste hanno notoriamente numerosi effetti negativi sulla salute umana.

L’inquinamento dell’aria che respiriamo, insieme agli altri fattori di rischio accertati, non influenza solamente la capacità cognitiva. Infatti, aumenta il rischio di molte malattie non trasmissibili, una delle quali è la demenza. Tuttavia, diversamente da altri fattori per cui l’adozione di uno stile di vita salutare può aiutare a controllare il rischio, la possibilità di esercitare un controllo dell’esposizione a livello personale è basso. L’inquinamento atmosferico è pervasivo, globale, presente per tutta la vita, dannoso per la salute. Quindi, ulteriori riduzioni dei livelli di inquinamento in tutto il mondo indicano una strada con un enorme potenziale per combattere l’epidemia di demenza: quella che non si può modificare col cambiamento dei comportamenti individuali, ma dipende passivamente dall’ambiente in cui si vive. Parallelamente, si potrebbe ridurre gli enormi costi di gestione della medesima.

National Institute of Health. Air Pollution Linked to Dementia Cases, NIH Research Matters, September 05, 2023. https://www.nih.gov/news-events/nih-research-matters/air-pollution-linked-dementia-cases

Batya Swift Yasgur, Underpinnings of Air Pollution and Dementia Risk Explained? Neurology. July 19, 2023. https://www.medscape.com/viewarticle/994844?&icd=login_success_email_match_fpf#vp_2

Marcantonio R, Fuentes A. Environmental violence: a tool for planetary health research. The Lancet Planetary Research. October, 2023. https://doi.org/10.1016/S2542-5196(23)00190-0