COVID- 19. Fine pandemia. E adesso?


WHO ha dichiarato ufficialmente che l’emergenza da SARS COV 2 non deve più essere designata come PANDEMIA. Oggi i Sistemi Sanitari dei diversi Paesi non sono più travolti dal problema; da più di un anno non emergono a sorpresa varianti più preoccupanti di Omicron, e gli indicatori – dalla sorveglianza genomica del virus, all’analisi delle acque reflue e all’andamento clinico benigno nella maggior parte dei casi sono rassicuranti. Quindi, per molti studiosi siamo entrati nella FASE ENDEMICA. Endemia, a grandi linee, significa che il virus rimane presente in determinate regioni, con un comportamento regolare, prevedibile e stabile, senza picchi straordinari. Eppure, tante persone si ammalano ancora, vengono ricoverate in ospedale e una parte muore: dati americani parlano di un numero di ospedalizzazioni e morti molto superiore (praticamente doppio) di quello dell’influenza stagionale 2022-23, che di per sé è già stata grave. Però COVID non sta più causando crisi nella sanità o nel contesto economico e sociale delle comunità. Persiste comunque molta discussione, al di là di quella accademica. Per esempio, si può parlare di endemia anche in Paesi in Via di Sviluppo, dove i sistemi di sorveglianza non sono buoni? E in Cina? Le informazioni sono scarse su come vadano le cose laggiù. I numeri hanno un ampio margine di errore perché ormai molte infezioni sono rilevate da test fatti a casa, e non si viene a sapere della loro esistenza. C’è anche un numero crescente di giovani che non si sono ammalati e non si vaccinano: il tasso di vaccinazione è in forte declino ovunque, soprattutto tra questi, quindi potremmo ancora avere dei nuovi picchi. Questo rende cauti nell’abbandonarsi all’ “entusiasmo endemico” … Inoltre, anche se non sono comparse da tempo nuove varianti, non si può escludere che possa evolversi una nuova famiglia di virus più infettiva o letale – o entrambe – di Omicron.

Perché WHO non ha dichiarato ufficialmente l’endemia?

Le autorità sanitarie tendono a proclamare un’emergenza, ma sono molto più restie ad emettere pronunciamenti sul fatto che un’emergenza sia finita: se mai lo facciano. Lasciano il compito alle autorità dei singoli Stati. Tra l’altro, lo stato di emergenza ha permesso a milioni di persone di ricevere gratis test, vaccini e trattamenti. Dopo quanto tempo, si può decidere che si è passati all’endemia? L’influenza è prevedibile e si sa quando aspettarsi le ondate, ma con COVID ci sono troppe incognite. Quello che è certo è che ci sarà ancora da soffrire. Nell’endemia non esiste una soglia di accettabilità del numero di morti, non si sa se ci sarà una stagionalità e dove. È verosimile che COVID non porrà più grossi problemi là dove si è raggiunta e si mantiene una valida immunità tramite le vaccinazioni, ma in altre parti del mondo causerà ancora crisi. La verità è che non si sa nulla di sicuro.

E adesso, cosa abbiamo a disposizione per contrastare COVID? 

Vaccini. WHO ha emesso un documento ufficiale in cui raccomanda che quest’anno siano somministrati vaccini esclusivamente mirati alle varianti XBB, ricombinanti di Omicron (Kraken o XBB.1.5, Arcturus o XBB.1.16), mentre COVID-19 originario non deve essere incluso perché non è più in circolazione, e i relativi vaccini non sono più efficaci contro le attuali sub varianti di Omicron.  Ciò vale per una popolazione con alto livello di immunità (da vaccinazione o precedente infezione) che si ritiene possa continuare a scongiurare la malattia grave e la morte. La velocità con cui il virus continua a evolversi rende infatti per il momento inapplicabile l’aggiornamento annuale dei vaccini sulla base delle varianti prevalenti, come si fa con l’influenza. Se la situazione dovesse invece peggiorare con nuove varianti più virulente diventerebbe indispensabile un rapido contingente aggiornamento. Servono nuovi approcci per creare futuri vaccini che prevengano l’infezione (ad esempio vaccini nasali per indurre immunità mucosale), siano a prova di varianti e conferiscano un’immunità più duratura. Non si può ignorare anche che bisogna ricostruire la fiducia nei vaccini che in molti casi, per informazioni contrastanti, esitazioni delle autorità, stress sbilanciato sulle reinfezioni da parte di soggetti non neutrali, e difficoltà di adattamento alla non-scomparsa del virus, ha subito un declino che – fatto grave – ha coinvolto in parte anche le vaccinazioni contro altre malattie, consolidate da anni.  I colloqui medico-paziente dovranno essere motivazionali, come dovranno esserlo le autorità sanitarie tramite campagne mirate, anche attraverso i social media.

Raccomandazioni.  Le nuove raccomandazioni WHO suggeriscono che bambini e adolescenti in salute non necessitano necessariamente di un richiamo o di una vaccinazione primaria, a meno che vivano in un Paese e/o in un contesto di presenza significativa della malattia, mentre gli anziani e i gruppi fragili ad alto rischio dovrebbero fare un richiamo tra 6 – 12 mesi dall’ultima somministrazione. Quanto alle donne in gravidanza, dovrebbero ricevere un richiamo entro la metà del secondo semestre, nel caso in cui l’ultima dose sia stata somministrata più di 6 mesi prima.

Farmaci. Il virus è ancora qui, causa ancora malattia e ci ha lasciato in eredità il long-Covid, cioè un insieme di sequele post-acuzie e a lungo termine che in alcuni casi può essere disabilitante e durare per il resto della vita. Abbiamo a disposizione antivirali (nirmatrelvir, ritonavir) che, da soli o in combinazione durante la fase acuta della malattia, possono abbassare discretamente le probabilità di long-COVID in soggetti fragili ad alto rischio in cui sono stati impiegati. Tuttavia, rimangono molte domande alle quali è urgente rispondere con studi adeguati:

  • La riduzione del rischio è ottenibile anche nei soggetti a basso rischio, ai quali normalmente non vengono somministrati? Gli antivirali fino a oggi sono stati largamente sotto-utilizzati. Bisogna anche che le industrie farmaceutiche espandano il ventaglio di antivirali disponibili sul mercato, in modo da creare concorrenza, abbassare i prezzi, e ridurre il rischio di resistenza ai pochi attualmente disponibili.
  • Quali sono le dosi e le durate ottimali di trattamento?
  • Dati preliminari del 2023 indicano che anche la metformina (comune farmaco di trattamento del diabete) potrebbe ridurre il rischio: dati su metformina sola o in associazione con antivirali necessitano di urgente conferma scientifica.
  • I soggetti con long-COVID possono reinfettarsi, e ciò dà inizio a una spirale di aggravamenti successivi. L’uso degli antivirali può ridurre le conseguenze della reinfezione e la loro gravità in soggetti che già hanno long-COVID?
  • Gli anticorpi monoclonali sono stati efficaci durante la pandemia per ridurre la progressione a malattia grave/mortale, ma non hanno tenuto il passo con le mutazioni del virus, in quanto altamente specifici, per cui oggi sono diventati obsoleti. Bisogna produrre anticorpi monoclonali diretti contro epitopi condivisi da tutte le varianti del coronavirus, in modo che possano aggirare l’ostacolo di future variazioni antigeniche.

In conclusione, sebbene siano stati fatti progressi nella comprensione di come prevenire long-COVID, la ricerca sui trattamenti è stata per ora molto lenta. La scienza ha dunque molto materiale su cui lavorare sodo e velocemente, mentre i governi devono investire molto denaro perché, tramite la ricerca su long-COVID, si può arrivare ad una conoscenza profonda delle malattie croniche associate alle infezioni per essere pronti ad affrontare una futura pandemia.

Riferimenti

Sibonney C, WebMD Health News. Covid Emergency Over, but Hundreds Are Still Dying Weekly. Medscape 2023, May 17. https://www.medscape.com/viewarticle/992093?ecd=WNL_trdalrt_pos1_ous_230519&uac=366751FY&impID=5442831

Reuters Health Information. WHO Recommends New Covid Shots Should Target Only XBB Variants. Medscape, 2023, May 19. https://ww w.medscape.com/viewarticle/992152?ecd=WNL_trdalrt_pos1_ous_230524&uac=103065PZ&impID=5457201

Ziyad Al-Aly. Prevention of long-Covid: progress and challenges. The Lancet, 2023, May 5. https://doi.org/10.1016/S1473-3099(23)00287-6