Covid-19. Una sfida globale per un futuro più inclusivo e sostenibile.


COVID-19 rappresenta una sfida globale; per la salute e il benessere delle popolazioni è infatti richiesto che ricercatori, politici e governi affrontino problemi che vanno ben oltre le implicazioni della pandemia.  Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (UNSDG) raccomandano che nelle politiche di sviluppo ci si focalizzi sulle connessioni tra differenti settori; con la pandemia sono state messe in evidenza le complesse interdipendenze globali che sono alla base delle economie dei vari Paesi, ma anche le fratture nelle strutture sociali responsabili del perpetuarsi di disuguaglianze etniche, economiche, sociali e di genere.

Lambert H. e coll. si soffermano sulle conseguenze della pandemia in diversi settori: catena alimentare, formazione scolastica, città e infrastrutture sostenibili, sicurezza nel contesto di conflitti prolungati e di dislocazioni  forzate, ambiente e salute globale. La speranza è che quando le conseguenze generate dalla pandemia saranno progressivamente risolte da misure di contenimento, vi sia una ri-focalizzazione della ricerca e dell’azione per costruire sostenibilità e rafforzare la capacità di recupero per la ripresa futura. I Settori da considerare comprendono:

  • Sistemi alimentari. Nel 2018 veniva segnalato che 820 milioni di persone nel mondo soffriva di fame cronica; con COVID-19 si stima un incremento di circa 300 milioni di soggetti in condizioni di insicurezza alimentare acuta.  I più poveri tra i poveri sono i più vulnerabili all’impatto generato dalla pandemia sul sistema alimentare in tutte le sue componenti: produzione (semina e raccolta), trasporto, lavorazione e distribuzione sicura da e verso i mercati locali. Senza collaborazione internazionale, misure protezionistiche da parte di governi nazionali e catene di approvvigionamento interrotte potrebbero causare carenze alimentari e aumentare, a livello globale, il prezzo di prodotti. Un ulteriore danno alla produzione alimentare può derivare da disastri agricoli e naturali, come eventi meteorologici estremi e che richiedono anni di recupero.
  • Formazione scolastica. COVID-19 sta creando una crisi educativa in tutto il mondo; la maggior parte dei governi ha temporaneamente chiuso le scuole per rallentare la diffusione del contagio. L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) stima che il 60% della popolazione studentesca mondiale sia stata coinvolta, e che in 150 Paesi circa 1.19 miliardi di studenti non abbia potuto frequentare la scuola.  Nel breve termine, il mancato accesso all’istruzione diminuisce l’apprendimento e, nel lungo termine, aumenta i tassi di abbandono con conseguenti ridotte opportunità socioeconomiche future. Si prevede che le conseguenze della chiusura delle scuole avranno un impatto sproporzionatamente negativo sui più vulnerabili, con il rischio ulteriore di esacerbare le disuguaglianze globali già esistenti. Bambini vulnerabili avranno meno opportunità di imparare stando al proprio domicilio, saranno esposti ad un rischio maggiore di sfruttamento e potrebbero non avere cibo adeguato in assenza di accesso a pasti scolastici gratuiti o sovvenzionati. Le risposte dei sistemi educativi devono avere ben presente che fattori culturali e contestuali, comprese le differenze di genere, socioeconomiche e geografiche, possono esacerbare le disuguaglianze. 
  • Sicurezza. Anche in assenza di pandemia, situazioni di conflitto sono il determinante sociale che incide più gravemente sulla salute, data la difficoltà di erogazione oltre che di accesso ai Servizi Sanitari. COVID-19 amplifica il potenziale dei governi di esercitare poteri esecutivi illimitati che potrebbero esacerbare i conflitti e avere un impatto devastante sulle popolazioni colpite da conflitti. Non è stato ascoltato l’appello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco globale, onde consentire l’accesso di popolazioni vulnerabili a prevenzione e cura di COVD-19; inoltre, permane un crescente scambio di artiglieria e bombardamenti lungo alcune delle più antiche linee di conflitto. Mentre il mondo si concentra su COVID-19, accordi internazionali e trattati di pace sono ignorati. Inoltre, come denunciato dall’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, con il pretesto di misure eccezionali o di emergenza si è verificato unallarmante incremento di brutalità da parte della polizia e di violazioni di diritti civili.
  • Rifugiati e dislocazione forzata. Uno dei primi sforzi per controllare la diffusione di SARS-CoV-2 è stato limitare i movimenti delle persone; eppure restare a casa è un lusso che solo alcuni possono permettersi. Le restrizioni sulla mobilità potrebbero avere effetti devastanti sui 79,5 milioni di sfollati nel mondo, con conseguente limitato accesso al lavoro o ai vari servizi. COVID-19 potrebbe essere la prima grande sfida per il Global Compact on Refugees e al Global Compact on Safe, Orderly and Regular Migration: entrambi promettono un “approccio all’intera società”. La pandemia comporta il pericolo reale che le popolazioni sfollate siano escluse dall’accesso all’assistenza sanitaria, alle reti di sicurezza economica e alle iniziative di ripresa; inoltre, l’essere migranti o sfollati può essere considerata una minaccia per le popolazioni stanziali, con conseguente rafforzamento della condizione di isolamento e di esclusione.
  • Città e infrastrutture sostenibili. A livello globale, il 95% di tutti i casi di COVID-19 si è verificato in aree urbane; la diffusione di patogeni è infatti più intensa dove è maggiore la densità di popolazione.  Il controllo dell’epidemia è quindi elemento chiave nella pianificazione urbana. Quasi un miliardo di persone vive e lavora in condizioni urbane precarie, e ancor più elevato è il numero di coloro che abitano città con strutture fatiscenti, che devono fare affidamento a reti idriche ed elettriche irregolari e inaffidabili, e che non hanno facilità di accesso all’assistenza sanitaria. Scarsa disponibilità di spazi già precari in cui le persone vivono e lavorano rende impossibile l’isolamento di persone sintomatiche. Inoltre, il blocco delle città ha portato a sostanziali perdite di posti di lavoro, con conseguenti difficoltà economiche per i lavoratori migranti, sia nazionali che internazionali, e loro famiglie. A livello globale, si sono verificate forti riduzioni delle rimesse che sostengono milioni di persone nei Paesi a basso reddito. In tutta l’Africa, circa il 16% del PIL proviene da rimesse, gran parte delle quali da Paesi europei attualmente bloccati dalla pandemia. La rapida restrizione della mobilità ha spesso impedito il ritorno in patria di lavoratori migranti e, frequentemente, si è associata a perdita del lavoro.
  • Resilienza ambientale. Nel breve termine COVID-19 ha portato vantaggi dal punto di vista climatico; l’aria urbana è infatti più pulita. Ciò non deve far distogliere l’attenzione dal grave problema della recessione economica post-pandemica. I pacchetti di ristoro potrebbero non essere diretti a ristrutturare con tecnologie “verdi”; molti Paesi stanno pianificando investimenti nelle industrie di combustibili fossili. In Europa e negli Stati Uniti i governi hanno concordato aiuti finanziari al settore dell’aviazione, senza condizioni ambientali vincolanti. Su questa linea Paesi già a rischio di crisi umanitarie e di disastri naturali potrebbero affrontare un rischio di esposizione a SARS-CoV-2 tre volte maggiore, senza contare che la possibilità di accesso all’assistenza sanitaria è sei volte inferiore a quella di Paesi a minor rischio. Inoltre, la pandemia aumenta la probabilità di eventi disastrosi compositi, specie per il miliardo di persone esposte ad inondazioni.  A giugno inizia la stagione degli uragani nei Caraibi e dei monsoni in Asia meridionale, mentre il caldo estivo in Nord America e in Europa colpirà in modo sproporzionato anziani e persone con problemi di salute. In un periodo di recessione economica globale, i settori sanitario, sociale e umanitario saranno messi a dura prova.
  • Salute. Le misure di salute pubblica per contenere la pandemia hanno prodotto un aumento allarmante di episodi di violenza domestica e di problemi di salute mentale. Ulteriori effetti negativi comprendono l’aumento della malnutrizione infantile e del potenziale rachitismo e, nel lungo termine, l’aumentata incidenza di patologie croniche favorite da riduzione dell’attività fisica. In sistemi sanitari già sovraccarichi e sotto finanziati, il ri-orientamento delle strutture per affrontare COVID-19 ha ridotto la capacità di gestire patologie già esistenti: la cessazione di interventi chirurgici di routine, di controlli sanitari e di programmi di immunizzazione potrebbe incrementare il numero di malattie trasmissibili prevenibili, l’incidenza di tumori e favorire la progressione di patologie complesse. Si assisterà ad un maggior numero di suicidi tra coloro che sono stati più colpiti dalla recessione economica. La resistenza antimicrobica potrebbe aumentare, sia per l’uso estensivo di antibiotici in pazienti COVID-19, sia per interruzione del trattamento in soggetti in terapia cronica.  Per contro, in alcuni Paesi precedenti esperienze con la tubercolosi, l’HIV, il virus Ebola e la sindrome respiratoria acuta grave da coronavirus (SARS) hanno provocato risposte rapide ed efficaci a COVID-19: i guadagni temporanei favoriti dall’allontanamento sociale includono un minor numero di incidenti stradali, di problemi respiratori dovuti all’inquinamento atmosferico, e di altre malattie trasmissibili.

In conclusione, è cruciale che le risposte alla pandemia siano agili, urgenti e appropriate. Gli scenari sono in continua evoluzione e mostrano complesse interconnessioni.  Per fornire risposte adattate a specifici contesti è necessario non limitarsi a ciò che succede in un singolo settore, ma riconsiderare il tutto in termini di rischio, conseguenze e opportunità. I blocchi indotti dalla pandemia con le conseguenti crisi economiche, o il ri-orientamento dei servizi sanitari verso l’assistenza COVID-19 (con successiva aumentata morbilità e mortalità per altre patologie) vanno intesi come rischi a cascata associati ad una vulnerabilità dinamica, mentre l’interruzione delle catene di approvvigionamento alimentare, aggravata da monsoni o uragani in arrivo, oppure campi profughi con mortalità da COVID-19 in crescita, sono un esempio di sovrapposizione dei rischi. Solo attraverso tale revisione critica si possono identificare risposte adattate a differenti contesti e favorenti le capacità di recupero. Si tratta di identificare opportunità di trasformazione (come è successo per le modalità di lavoro o dei trasporti) per poter, nel lungo termine, mitigare future crisi per la salute del pianeta e personale. Affrontare oggi le cause profonde che hanno generato processi di sviluppo ingiusti e peggiorato condizioni di povertà consentirà di realizzare gli obiettivi di sviluppo in modo equo e sostenibile per tutti.

Riferimenti

Lambert H et al. COVID-19 as a global challenge: towards an inclusive and sustainable future. The Lancet. Planetary health. July 20, 2020. https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(20)30168-6/fulltext