2025/07/03 Salute digitale e donne: una nuova frontiera per l’equità di genere. Un viaggio attraverso tecnologie digitali, autonomia e salute femminile


Negli ultimi anni, le tecnologie digitali hanno trasformato profondamente il mondo della salute. Ma quanto queste innovazioni hanno davvero migliorato la vita delle donne? È la domanda che si sono posti i ricercatori di questo studio, pubblicato su The Lancet Digital Health. Attraverso una revisione di 80 studi condotti in vari Paesi, il gruppo di ricerca ha voluto capire se – e come – le tecnologie digitali per la salute abbiano favorito l’autonomia femminile, migliorato l’accesso alle cure e contribuito all’equità di genere. Non si tratta solo di valutare l’efficacia di una app o di un consulto a distanza, ma di cogliere il potenziale trasformativo del digitale nella vita quotidiana delle donne.

Cosa si intende per tecnologie digitali per la salute

Quando parliamo di salute digitale, non ci riferiamo solo a dispositivi sofisticati o software medici complessi. Le tecnologie digitali per la salute (note con la sigla DHTs) comprendono strumenti molto più vicini all’esperienza quotidiana delle persone: applicazioni sul cellulare per monitorare la gravidanza, messaggi automatici per ricordare una visita, piattaforme per comunicare con il medico a distanza, forum dove scambiare esperienze con altre donne. In molti casi, sono proprio questi strumenti semplici e accessibili a fare la differenza. Tuttavia, non sempre sono conosciuti o utilizzati da chi ne avrebbe più bisogno.

Benefici per la salute delle donne

I dati raccolti parlano chiaro: l’uso delle tecnologie digitali migliora concretamente la salute delle donne. Oltre il 75% degli studi esaminati ha rilevato un incremento significativo nell’accesso ai servizi sanitari, soprattutto in ambiti come la salute materna, la prevenzione oncologica e il monitoraggio di malattie croniche. Le donne che usano queste tecnologie riescono più facilmente a prendersi cura di sé, a seguire una terapia, a compiere scelte informate. L’effetto positivo si nota anche nella salute mentale: molte riportano una riduzione di ansia, senso di isolamento e stress grazie a strumenti digitali che offrono supporto psicologico o permettono di restare in contatto con operatori sanitari. Alcune tecnologie, come le app di messaggistica, sono state persino impiegate per facilitare l’assistenza dopo il parto, l’allattamento o per affrontare con più sicurezza un’interruzione volontaria di gravidanza.

Effetti sull’empowerment e l’equità di genere

Ma il digitale non è solo un mezzo per migliorare la salute fisica. È anche un potente strumento di emancipazione. Secondo lo studio, le tecnologie digitali aiutano le donne a sentirsi più competenti, autonome e libere di prendere decisioni. In molti casi, permettono di acquisire nuove conoscenze, rafforzano le competenze comunicative e aiutano a comprendere meglio i propri diritti. In diversi contesti, hanno favorito anche un migliore dialogo all’interno delle famiglie, portando le donne a esprimere con più chiarezza i propri bisogni in ambito sanitario. In alcuni Paesi, l’uso delle app ha persino contribuito a migliorare la gestione economica della salute, riducendo i costi delle cure o facilitando l’accesso a servizi prima inaccessibili. Insomma, la salute digitale può diventare uno spazio in cui le donne riconquistano tempo, voce e potere.

Barriere riscontrate nell’uso delle DHTs

Tuttavia, non tutte le donne possono beneficiare allo stesso modo di queste opportunità. L’accesso alle tecnologie digitali è ancora segnato da forti disuguaglianze. Le barriere più frequenti sono di tipo economico (come l’impossibilità di acquistare uno smartphone o pagare una connessione), tecnico (difficoltà a usare le app, scarso supporto tecnico), culturale (diffidenza, paura di essere controllate dal partner, scarsa familiarità con la lingua italiana). Le donne più colpite sono spesso le più fragili: migranti, donne con basso livello di istruzione, residenti in aree rurali o in situazioni familiari complesse. E se non si interviene, queste barriere rischiano di ampliare il divario, escludendo proprio chi avrebbe più bisogno di supporto.

Disuguaglianze globali

Il problema non è solo individuale, ma strutturale e globale. La maggior parte degli studi esaminati proviene da Paesi ad alto reddito, come Stati Uniti, Canada ed Europa occidentale. Nei Paesi a basso reddito, dove spesso la mortalità materna è più alta e l’accesso ai servizi sanitari più difficile, il potenziale delle tecnologie digitali è ancora poco esplorato. Lo studio evidenzia che il cosiddetto digital gender divide – cioè il divario digitale tra uomini e donne – si è persino ampliato negli ultimi anni. Tra il 2019 e il 2022, circa 20 milioni di donne in più rispetto agli uomini sono rimaste escluse dalle opportunità offerte dal mondo digitale. È un dato allarmante, che chiama in causa le istituzioni, i governi e la società civile.

Raccomandazioni

Perché le tecnologie digitali siano davvero uno strumento di equità e non di esclusione, serve un impegno collettivo. Il primo passo è migliorare l’infrastruttura digitale, portando internet e dispositivi nelle aree più svantaggiate. Occorre poi investire in alfabetizzazione sanitaria digitale, cioè aiutare le persone a usare consapevolmente gli strumenti digitali per la salute. Vanno inoltre progettate piattaforme semplici, intuitive e multilingue, adatte anche a chi ha poca esperienza con la tecnologia. Le politiche pubbliche devono intervenire per ridurre i costi di accesso e garantire protezione dei dati e della privacy. E infine, le comunità – comprese quelle migranti – devono essere coinvolte nella progettazione dei servizi, per assicurarsi che rispondano davvero ai bisogni di chi le vive.

Conclusione

La salute digitale può essere una straordinaria occasione per promuovere l’equità di genere, rafforzare l’autonomia delle donne e migliorare gli esiti di salute. Ma perché questo accada, non basta distribuire strumenti: occorre ridurre le disuguaglianze, abbattere le barriere e costruire ambienti in cui tutte le donne, indipendentemente dall’età, dalla lingua o dal reddito, si sentano libere e capaci di usarli. Solo così il digitale diventerà davvero uno strumento di giustizia e salute per tutte.

NOTE. Sintesi derivata dall’articolo di riferimento con il supporto di AI e revisionata dall’editor.

Riferimenti

Israel Júnior Borges do Nascimento et al. Transforming women’s health, empowerment, and gender equality with digital health: evidence-based policy and practice. The Lancet Digital Health, June 2025. https://www.thelancet.com/journals/landig/article/PIIS2589-7500(25)00022-6/fulltext

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