2025/06/30 Adolescenti, sonno e cervello: quando troppi schermi alterano il riposo e aumentano il rischio di depressione


Un nuovo studio, pubblicato su JAMA Pediatrics nel giugno 2024, lancia un messaggio chiaro e urgente: il tempo trascorso davanti agli schermi non solo compromette il sonno dei ragazzi, ma altera anche la struttura del loro cervello e apre la strada a sintomi depressivi precoci.

Un dato che preoccupa, ma che offre anche uno spunto fondamentale per chi si impegna in promozione della salute: occuparsi di benessere in età evolutiva significa oggi più che mai affrontare anche l’“ambiente digitale” in cui i giovani crescono, dormono (male), pensano e sentono.

Le premesse: una generazione connessa e (forse) più vulnerabile

Negli ultimi anni, la quantità di ore trascorse da bambini e adolescenti davanti agli schermi – smartphone, tablet, console, TV – è aumentata in modo esponenziale, anche a causa della pandemia e dei cambiamenti nei ritmi di vita e di scuola. I dati ci dicono che, in media, un preadolescente passa più di 4 ore al giorno su dispositivi elettronici, spesso senza supervisione adulta.

Contemporaneamente, le problematiche legate alla qualità del sonno sono cresciute: difficoltà ad addormentarsi, risvegli notturni frequenti, risvegli precoci e sonnolenza diurna. A ciò si aggiunge un incremento di disturbi dell’umore, con età di insorgenza depressiva sempre più precoce.

La domanda è: esiste un collegamento tra questi fenomeni? E, se sì, è solo comportamentale oppure coinvolge anche modificazioni nel cervello in crescita?

Questo è ciò che si è chiesto un gruppo di ricercatori statunitensi che, con uno studio rigoroso e originale, ha cercato una risposta fondata su dati oggettivi e su tecniche di imaging cerebrale avanzate.

Il disegno dello studio: un percorso lungo, preciso, oggettivo

Lo studio ha seguito 317 adolescenti, dai 9 ai 15 anni, che partecipavano a un ampio progetto longitudinale sullo sviluppo cerebrale negli Stati Uniti.

Tre sono le caratteristiche che rendono questo studio particolarmente solido:

  1. Misura oggettiva del sonno, tramite actigrafia (un dispositivo simile a un orologio che registra movimenti e cicli sonno-veglia).
  2. Valutazione neurobiologica tramite risonanza magnetica (MRI), per studiare la materia bianca cerebrale, che collega le diverse aree del cervello e consente il passaggio efficiente delle informazioni.
  3. Monitoraggio temporale: i partecipanti sono stati seguiti nel tempo, permettendo di osservare relazioni causali e non solo associazioni.

I ragazzi e le loro famiglie hanno fornito informazioni dettagliate sull’uso quotidiano degli schermi (divisi in schermo ricreativo e scolastico), e gli psicologi hanno somministrato test per identificare la presenza di sintomi depressivi.

I risultati chiave: una catena invisibile che lega schermo, sonno e cervello

Il cuore dello studio è l’identificazione di un meccanismo a cascata, in cui il tempo trascorso davanti agli schermi innesca una serie di modificazioni, con effetti profondi sulla salute mentale dei ragazzi.

  • Schermi e sonno: un’interferenza sottile ma costante. Più tempo davanti agli schermi, soprattutto nelle ore serali, si associa a una durata minore del sonno, maggiore variabilità negli orari di addormentamento e qualità soggettiva più bassa del riposo. L’uso serale stimola l’attenzione e riduce la produzione di melatonina, ormone che regola il ritmo sonno-veglia. Inoltre, i contenuti spesso ansiogeni o eccitanti interferiscono con la tranquillità mentale necessaria per addormentarsi.
  • Sonno disturbato e cervello: le micro-alterazioni nella materia bianca. Le alterazioni nel sonno non si fermano alla stanchezza del giorno dopo: incidono sul processo maturativo del cervello. I ricercatori hanno osservato, nelle risonanze magnetiche, modificazioni nella coerenza e nell’integrità della materia bianca in regioni cerebrali cruciali per il controllo emotivo, la regolazione dell’umore, l’empatia e le relazioni sociali. Tali alterazioni sono indici di una connettività cerebrale compromessa, come se le “autostrade” tra diverse parti del cervello funzionassero meno bene.
  • Materia bianca e umore: la comparsa precoce dei sintomi depressivi.Queste modificazioni cerebrali si sono rivelate predittive della comparsa, nei mesi successivi, di sintomi depressivi: umore triste, perdita di piacere, affaticamento, isolamento sociale. Il passaggio non è immediato né lineare, ma documenta un percorso neuropsicologico progressivo, che parte da un comportamento banale (guardare uno schermo) per arrivare a un rischio clinico rilevante.

Un messaggio forte per genitori, educatori e operatori della salute

Questa ricerca non demonizza la tecnologia, né suggerisce di eliminare gli schermi dalla vita dei ragazzi. Ma invita tutti – famiglie, insegnanti, operatori sanitari – a interrogarsi sull’uso quotidiano degli strumenti digitali, soprattutto in momenti delicati come le ore serali.

  • Il sonno dei ragazzi è sacro: proteggerlo significa tutelare il loro sviluppo mentale, emotivo e sociale.
  • La salute mentale nasce anche dal comportamento quotidiano, e non solo da eventi traumatici.
  • Le scelte digitali sono scelte di salute: educare a un uso consapevole degli schermi è prevenzione primaria.

Cosa può fare chi è impegnato nel promuovere salute

Questa evidenza può essere valorizzata:

  • In incontri con i genitori, introducendo moduli sull’igiene digitale e sul sonno;
  • nei gruppi per adolescenti, stimolando la riflessione sul tempo online e sulla qualità del proprio riposo;
  • a livello personale, proponendo materiali divulgativi chiari e brevi che aiutino a riconoscere segnali di stress, insonnia o difficoltà emotive.

Per chi lavora con popolazioni vulnerabili, come donne migranti o ragazzi in contesti di deprivazione, è essenziale riconoscere l’ambiente digitale come determinante di salute e fornire alternative sostenibili: gioco attivo, dialogo, attività artistiche e motorie.

Conclusione

Quello che facciamo oggi, ogni sera, ogni ora, può modificare la struttura del cervello dei nostri ragazzi. Non per spaventarci, ma per darci un’opportunità: quella di scegliere consapevolmente come guidarli, educarli, proteggerli. Anche con uno schermo in meno.

La salute mentale si costruisce anche… spegnendo un telefono.

João Paulo Lima Santos et al. Role of Sleep and White Matter in the Link Between Screen Time and Depression in Childhood and Early Adolescence. JAMA Pediatrics, June 24, 2025. https://jamanetwork.com/journals/jamapediatrics/article-abstract/2835092

NOTE. Questo documento è stato creato a partire dall’articolo con il supporto di AI, e revisionato dall’editor.